29 milioni di euro di beni sequestrati, tra locali, case, automobili, aziende e rapporti creditizi, nell’ambito dell’operazione “All’ombra del cupolone” della polizia di Stato eseguita questa mattina. I beni a cui sono stati apposti i sigilli, secondo gli inquirenti, sono tutti “riconducibili direttamente o tramite interposti fittizi, a personaggi organici alla ‘ndrangheta, alla camorra e ad appartenenti della famiglia Casamonica”. Tra questi ci sono 10 unità immobiliari site tra la Calabria, Roma e Ardea e un noto ristorante in zona Castel Sant’Angelo.
Secondo la Questura, l’operazione iniziata nel maggio 2016 ha fatto emergere un’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico-imprenditoriale della Capitale, iniziata alla fine degli anni ’90. Con il tempo, alcune famiglie ‘ndranghetiste sarebbero entrate in contatto con esponenti della criminalità romana, appartenenti ai Casamonica, e con personalità camorristiche. “In particolare – spiega la polizia – con l’ausilio di prestanome, familiari e non, i sodali hanno acquisito locali commerciali, soprattutto nel settore bar/ristorazione ubicati in zone ad alta vocazione turistica della Capitale, tramite il reinvestimento di cospicue somme di denaro di provenienza illecita quale il traffico di stupefacenti e l’usura, avviando, altresì, svariate società “cartiere” dedite al riciclaggio di denaro”. A maggio e a novembre dello scorso anno erano stati messi in atto già due sequestri e alcune misure cautelari. Questa mattina il nuovo provvedimento, dopo che il tribunale ha accolto la proposta del Questore di Roma.
Secondo la Questura, l’operazione iniziata nel maggio 2016 ha fatto emergere un’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico-imprenditoriale della Capitale, iniziata alla fine degli anni ’90. Con il tempo, alcune famiglie ‘ndranghetiste sarebbero entrate in contatto con esponenti della criminalità romana, appartenenti ai Casamonica, e con personalità camorristiche. “In particolare – spiega la polizia – con l’ausilio di prestanome, familiari e non, i sodali hanno acquisito locali commerciali, soprattutto nel settore bar/ristorazione ubicati in zone ad alta vocazione turistica della Capitale, tramite il reinvestimento di cospicue somme di denaro di provenienza illecita quale il traffico di stupefacenti e l’usura, avviando, altresì, svariate società “cartiere” dedite al riciclaggio di denaro”. A maggio e a novembre dello scorso anno erano stati messi in atto già due sequestri e alcune misure cautelari. Questa mattina il nuovo provvedimento, dopo che il tribunale ha accolto la proposta del Questore di Roma.
14/03/2017