Tutto è iniziato il 3 dicembre 2016 con una brutta caduta. Il figlio di Scione porta il padre prima al pronto soccorso dell’ospedale di Anzio, poi, due giorni dopo, in quello della clinica Sant’Anna di Pomezia.
“In entrambe le circostanze, però, secondo i sanitari le radiografie sono negative, nessuna frattura alla gamba: il paziente viene dimesso con la prescrizione di una semplice Tachipirina”. A ricostruire la vicenda è lo Studio 3A, società di patrocinatori stragiudiziari specializzati che assiste la famiglia del 64enne di Ardea. “Perdurando tuttavia i dolori, i familiari si rivolgono a una fisioterapista e poi ad un fisiatra, che notano subito la posizione scorretta del bacino dovuta al femore completamente fuori asse. Nuova chiamata al 118 e questa volta, finalmente, all’ospedale di Anzio, con le lastre viene effettivamente individuata una frattura del femore sinistro, ma sono passati 18 giorni: è il 21 dicembre”. Da lì un calvario di operazioni, di cui una non sarebbe riuscita, ma finalmente il 30 dicembre il signor Scione viene dimesso e trasferito per la riabilitazione nella casa di cura Villa dei Pini. Tutti gli esami risultano nella norma.
“Qui il paziente va incontro a un progressivo e misterioso deterioramento delle sue condizioni di salute generale – raccontano da Studio 3A – non ha appetito, respira affannosamente e denota anche stati confusionali. Tutte problematiche ripetutamente segnalate dai familiari ai sanitari, che però minimizzano sempre, ascrivendole alla stanchezza o all’inappetenza. Finalmente, l’11 gennaio, a fronte delle proteste della famiglia, Aldo Scione viene sottoposto ad una Tac toracica che evidenzia una bronchite, trattata con con una flebo di fisiologica ed una cura antibiotica per il manifestarsi di un’infezione alla gamba in sede di intervento. Ma il 15 gennaio, nonostante un iniziale miglioramento, la situazione precipita all’improvviso: i medici sono costretti a somministrargli diversi farmaci dopo averlo trovato incosciente, in coma diabetico, sul proprio letto. I parametri vitali si riprendono, ma a causa della grave e persistente infezione alla gamba, dalla casa di cura il 17 gennaio decidono di riportarlo al pronto soccorso di Anzio, dove Scione palesa problemi respiratori sempre più seri e un anomalo gonfiore all’addome. Anche in questo caso, solo dopo le rimostranze dei suoi congiunti i medici decidono di sottoporlo a una nuova radiografia toracica grazie alla quale viene diagnosticata una polmonite bilaterale massiva. Inizia la cura antibiotica, e il paziente sembra potersi riprendere, ma improvvisamente giunge il nuovo e definitivo tracollo: la sera del 21 gennaio i familiari, richiamati d’urgenza all’ospedale, fanno appena a tempo a raggiungerlo che questi spira”.
Il drammatico racconto termina con la volontà dei familiari di fare piena luce sull’accaduto, presentando un esposto in procura e chiedendo ai giudici di fare gli accertamenti necessari per accertare eventuali responsabilità in capo alle strutture sanitarie che hanno avuto in cura Scione. La speranza è quella di scoprire che si sia trattato di una terribile fatalità.