Oltre otto milioni e mezzo di euro (per l’esattezza 8.610.771,14 di euro) devono essere pagati dall’Aser al Comune di Pomezia. A condannare la società al risarcimento era stata la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Lazio, presieduta dal giudice Salvatore Nottola, con una sentenza del 2011. Nei giorni scorsi la magistratura contabile ha respinto l’appello promosso dalla società, che contestava il difetto di giurisdizione e l’inammissibilità e improcedibilità dell’azione. Invece – anche se la somma non potrà essere subito corrisposta, essendo la Srl attualmente in regime di amministrazione straordinaria – la sentenza conferma che il Comune di Pomezia risulta essere tra i creditori “privilegiati” di Aser.
La condanna è arrivata alla luce dell’esame compiuto dalla Corte dei Conti sul conto giudiziale relativo all’esercizio 2004 di Aser srl, con sede ad Aprilia, all’epoca incaricata della riscossione dei tributi comunali a Pomezia. Per gli inquirenti l’Ici e la Tarsu sono state riscosse dalla società e versate all’ente pubblico senza acquisire le liste di carico dall’ente locale e quindi senza sapere esattamente cosa si dovesse riscuotere. L’Aser, sempre per i magistrati, non avrebbe poi rispettato la convenzione siglata nel 2000 con il Comune, che prevedeva un minimo garantito annuo di entrate di oltre 12 milioni e mezzo di euro per l’Ici e di oltre 4 milioni per la Tarsu, e avrebbe trattenuto una percentuale superiore a quella prevista. Ora, dunque, la conferma della condanna a risarcire l’ente pubblico.
Nel 2011 la Corte dei Conti rilevò che anche i funzionari del Comune di Pomezia avrebbero agito con leggerezza, causando un danno all’ente, e la sentenza è quindi stata trasmessa alla procura contabile per compiere indagini su tale fronte. Ma del procedimento non si è saputo più nulla.