È una delle battaglie storiche delle associazioni ambientaliste: la lotta al consumo di suolo, in quanto risorsa preziosa, limitata e non rinnovabile. Eppure è sempre più difficile bloccare l’invasione del cemento e riuscire a coniugare le esigenze legate al progresso con quelle ambientali. L’argomento è quotidianamente oggetto di dibattiti, terreno di scontro politico (è in discussione uno specifico disegno di legge) e rappresenta una delle principali emergenze del nostro Paese, dove i problemi legati al dissesto idrogeologico sono ormai tristemente noti. Un tema dunque da non sottovalutare, soprattutto nell’area dei Castelli romani, come dimostrano i dati raccolti e presentati nel primo rapporto sulla città metropolitana.
Nella classifica (dati Ispra 2015) al primo posto per percentuale di suolo consumato c’è il Comune di Ciampino “con il 39,75%, valore ben superiore persino a quello che fa registrare Roma Capitale (24,47%) e ovviamente ben al di sopra della media dell’hinterland metropolitano”, formato da 120 Comuni. Al secondo posto si piazza Anzio, ma nella top ten trovano spazio anche Ladispoli (settima) e Pomezia (ottava), “comuni litoranei caratterizzati molto spesso negli anni da fenomeni di abusivismo di tipo edilizio”. Addirittura peggiori però sono i dati che riguardano la zona dei Castelli romani che conquista nettamente questo triste primato con ben quattro comuni nei primi cinque posti. Alle spalle di Ciampino e Anzio, infatti, si piazzano Albano Laziale (26,88% di suolo consumato), Marino (25,68%) e Ariccia (24,91%). Completano la top ten Guidonia Montecelio (sesto posto con il 23,78%), Frascati (nona con il 21,55%) e Fonte Nuova (decima con 21,53%).
Situazione decisamente migliore a Velletri (13,73%), Castel Gandolfo (11,44%) e Lanuvio (11,29%). Bene Nemi (8,61%) e Rocca di Papa (8,31%) mentre Genzano e Grottaferrata si posizionano a ridosso dei primi dieci Comuni con valori simili (20,8% e 20,09%).
Nello studio viene specificato come per consumo di suolo si intenda quel “fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale a causa dell’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale”. Ci si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno legato alle dinamiche insediative (costruzione di nuovi edifici, fabbricati, strade, ferrovie). Fenomeni che andrebbero regolamentati con maggiore attenzione e sensibilità individuando le vere priorità, ad esempio la creazione di infrastrutture per il trasporto pubblico, e privilegiando la rigenerazione urbana e l’utilizzo dei suoli agricoli abbandonati, magari attraverso incentivi fiscali.
Nell’area dei Castelli romani, invece, troppo spesso si è dato spazio alla cementificazione incontrollata, arrivando a sbancare intere colline per scopi edilizi provocando così con la perdita di preziose risorse ambientali ed ecosistemiche che incidono sulla sostenibilità e sull’equilibrio del territorio.
Nella classifica (dati Ispra 2015) al primo posto per percentuale di suolo consumato c’è il Comune di Ciampino “con il 39,75%, valore ben superiore persino a quello che fa registrare Roma Capitale (24,47%) e ovviamente ben al di sopra della media dell’hinterland metropolitano”, formato da 120 Comuni. Al secondo posto si piazza Anzio, ma nella top ten trovano spazio anche Ladispoli (settima) e Pomezia (ottava), “comuni litoranei caratterizzati molto spesso negli anni da fenomeni di abusivismo di tipo edilizio”. Addirittura peggiori però sono i dati che riguardano la zona dei Castelli romani che conquista nettamente questo triste primato con ben quattro comuni nei primi cinque posti. Alle spalle di Ciampino e Anzio, infatti, si piazzano Albano Laziale (26,88% di suolo consumato), Marino (25,68%) e Ariccia (24,91%). Completano la top ten Guidonia Montecelio (sesto posto con il 23,78%), Frascati (nona con il 21,55%) e Fonte Nuova (decima con 21,53%).
Situazione decisamente migliore a Velletri (13,73%), Castel Gandolfo (11,44%) e Lanuvio (11,29%). Bene Nemi (8,61%) e Rocca di Papa (8,31%) mentre Genzano e Grottaferrata si posizionano a ridosso dei primi dieci Comuni con valori simili (20,8% e 20,09%).
Nello studio viene specificato come per consumo di suolo si intenda quel “fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale a causa dell’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale”. Ci si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno legato alle dinamiche insediative (costruzione di nuovi edifici, fabbricati, strade, ferrovie). Fenomeni che andrebbero regolamentati con maggiore attenzione e sensibilità individuando le vere priorità, ad esempio la creazione di infrastrutture per il trasporto pubblico, e privilegiando la rigenerazione urbana e l’utilizzo dei suoli agricoli abbandonati, magari attraverso incentivi fiscali.
Nell’area dei Castelli romani, invece, troppo spesso si è dato spazio alla cementificazione incontrollata, arrivando a sbancare intere colline per scopi edilizi provocando così con la perdita di preziose risorse ambientali ed ecosistemiche che incidono sulla sostenibilità e sull’equilibrio del territorio.
15/02/2017