La cava sta tra frutteti, uliveti e vigneti veliterni, in un’area di notevole pregio agricolo, a due passi dalla via Cisternese e dal carcere. 5 dei 18 ettari della cava dismessa sono stati sequestrati ad ottobre e dicembre 2015. I provvedimenti giudiziari li ha disposti la Procura di Velletri e li ha eseguiti il locale Comando del Corpo Forestale. Appena sotto il fondo della cava, profonda circa 35 metri, hanno rinvenuto due volte rifiuti proibiti: fanghi tossici, scarti di demolizione edile e ordigni bellici.
«È ANCORA BUONA L’ACQUA LÌ SOTTO?»
«La Giustizia – rincara il vicepresidente del comitato, Livio Colonnelli, produttore di kiwi anch’egli – ha i suoi tempi, stiamo attendendo che gli scavi riprendano per estrarre tutto il materiale sepolto illegalmente lì sotto. Ma nell’attesa chiediamo risposte immediate agli amministratori di Velletri e a chi vorrà amministrare la città: l’acqua dei pozzi che utilizzano quotidianamente nelle nostre case e aziende agricole è potabile? Quanto dovremo ancora aspettare per avere una risposta?».
E LO STUDIO SULLA SALUTE?
«Sappiamo con certezza – sbotta Antonio Beccia, fondatore del comitato e colonna del Direttivo, importante produttore di prato pronto e residente – che appena sotto il fondo della cava sono state interrate grosse quantità di rifiuti, tra cui anche delle automobili. Più di un anno fa, abbiamo diffidato formalmente amministratori e politici – aggiunge piccato – affinché venisse dato mandato agli Enti preposti di eseguire anche uno studio epidemiologico, ossia sulla salute dei residenti e lavoratori della zona: è stato dato seguito alla nostra richiesta?».
«NO AL ‘BIO’ GAS»
«Qui – ricorda Eugenio Peretti, residente e storico fondatore del comitato – sarebbe dovuto nascere un polo della monnezza chiamato Ecoparco: una specie di Malagrotta bis. Un progetto presentato in Regione e al comune di Velletri a ferragosto del 2014, scoperto e divulgato dal giornale il Caffè e morto e sepolto a fine 2015 dopo le nostre eclatanti proteste pubbliche. Nel 2016 è stata la volta del ‘bio’ gas proposto dalla Volsca, la municipalizzata locale dei rifiuti. Altro grosso progetto di impianto industriale alimentato a rifiuti che abbiamo sventato, almeno per il momento. Ma sembra come il fuoco sotto la cenere, pronto a riaccendersi. Questo cosiddetto ‘bio’ gas non ha nulla a che vedere con il rispetto e la valorizzazione del settore agricolo e agroalimentare locale. Nessuno ne parla più – sottolinea Peretti – ma l’iter burocratico pende tuttora in Regione Lazio, in attesa di essere modificato, così ci ha detto la dirigente regionale Flaminia Tosini. Ma perché amministratori e politici non ci dicono se l’umido di Velletri dovrà finire dentro un pericoloso e grosso impianto industriale ‘bio’gas o, viceversa, sarà trattato con il solo compostaggio domestico e di comunità, come auspichiamo da tempo e come è possibile fare, senza tra l’altro spendere tutti quei soldi?».