“Che sia benedetta” è un inno alla vita: chi conosce Erika-Amara ha riconosciuto il suo stile inconfondibile nel combattere le avversità, a guardare verso il futuro sempre e comunque, un brano dedicato “a chi ha perso tutto e riparte da zero”, perché “Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta”. Una preghiera laica, come l’ha definita la stessa Fiorella Mannoia, signora della musica italiana che è tornata a calcare il palco del teatro Ariston senza deludere le aspettative.
Fiorella, Erika e Salvatore, comunque andrà la gara, hanno già vinto. Il brano ha ottenuto consensi unanimi, piace soprattutto perché non è il solito lamento sanremese. Una canzone, per entrare nel cuore di chi l’ascolta, deve toccare le corde dell’anima. Deve essere poesia, passione e non una semplice esecuzione canora. “Che sia benedetta” ha centrato il bersaglio e incorona Amara come una delle cantautrici più serie e profonde del panorama musicale italiano. Aprilia dovrà andarne fiera.
Erika era data fra le presenze quasi sicure del Festival in duetto con Paolo Vallesi, che a Sanremo vinse tra i giovani nel 1991 con «Le persone inutili». All’ultimo minuto la loro partecipazione è saltata ma stasera l’ultimo appuntamento in riviera lascerà loro uno spazio di incredibile prestigio: «Pace», il loro duetto, lo canteranno, anche se fuori concorso. E il pezzo sarà nei loro nuovi album (quello di Amara esce il 12 febbraio). Un bellissimo fuori programma, con la speranza che Amara stasera possa festeggiare anche la vittoria come autrice di «Che sia benedetta» di Fiorella Mannoia, che ieri su Instagram ha ringraziato la cantautrice apriliana d’adozione «per averni donato questa canzone».