Si è svolta oggi presso il tribunale di Velletri una nuova udienza del processo in corso legato all’indagine dei Nas di Roma ribattezzata “Necropolis” e che vede come imputati il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori, gli ex assessori Nicola Petricca, e Cassio Roccafiorita, e altri otto tra dirigenti ed ex dirigenti, tecnici comunali e imprenditori (Emilio Murano, Giovanni Cucuzza, Mario Porreca e Mauro Rossi e gli imprenditori Antonio Pace, Cinzia Tamburrini, Stefano Valeri e Bruna Ciocci). Prima dell’inizio dell’udienza, si è re-insedato il Collegio giudicante presieduto da Mariella Roberti (che aveva iniziato il processo, ma era stato sostituito nell’udienza di inizio dicembre), davanti al quale hanno deposto i testimoni dell’accusa, che hanno di fatto puntato il dito contro un “sistema” messo in piedi dagli imputati, accusati di aver richiesto denaro, in più occasioni, ai rappresentanti della cooperativa “Il Girasole” (che aveva in appalto il servizio cimiteriale nel comune di Ardea), di aver ottenuto l’assunzione di parenti nella stessa cooperativa e la stipula di contratti con ditte “amiche”. È andata invece in prescrizione l’accusa, che coinvolgeva dirigenti e tecnici comunali, di turbativa d’asta, per l’affidamento dell’appalto di gestione del verde e pulizia dei cimiteri. La prossima udienza è stata fissata al 24 marzo, mentre la discussione finale – e quindi l’emissione della sentenza – è stata posta in programma il 18 maggio, in pieno periodo elettorale. Tuttavia, con questo calendario, il sindaco Luca Di Fiori potrà arrivare praticamente a fine mandato. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dal Sostituto procuratore del Tribunale di Velletri, Giuseppe Travaglini, a settembre del 2011. L’accusa per i politici è di induzione alla concussione e i fatti contestati si riferiscono al biennio 2009-2010: in particolare, Di Fiori (all’epoca consigliere comunale) e gli altri due politici rutuli sono accusati di aver richiesto denaro, in più occasioni, ai rappresentanti della cooperativa “Il Girasole”, l’assunzione di parenti nella stessa cooperativa e la stipula di contratti con ditte “amiche”. Altrimenti ci sarebbero state “difficoltà” nella liquidazione delle fatture.
22/12/2016