UN VASO DI COCCIO TRA I VASI DI FERRO
L’elezione di Stefano Mengozzi, allora conosciuto per la sua attività di giornalista e per il supporto alla campagna elettorale di David Sassoli alle elezioni europee, ha segnato nel febbraio del 2014 una sorta di “pax” tra le due principali correnti che si sono sfidate nel congresso a suon di tessere. Allora nessuna delle due liste maggiori – “Democratici per Pomezia”, in cui figuravano i politici locali Edgardo Cenacchi, Omero Schiumarini e Imperia Zottola, e “Democratici riformisti” con l’ex sindaco Enrico De Fusco, Antonio Barbieri e Marco Mesturini – ottenne la maggioranza assoluta, tale da poter guidare indisturbata il partito. A disturbare c’era proprio la lista di Stefano Mengozzi e dell’ex assessore Rosaria Del Buono, “In campo per cambiare”. Proprio questa compagine, seppur minoritaria in termini di tessere, con la benedizione della segreteria provinciale finì per esprimere il nuovo capo del partito.
LA RIVINCITA DEL “VECCHIO PD”?
Accusato di essere troppo poco presente e partecipe nella guida del Partito Democratico, Stefano Mengozzi ha comunque legato il suo nome all’unica operazione politica di rilievo degli ultimi tempi. A marzo il 34enne segretario ha portato a casa l’approvazione all’unanimità di un documento che mirava a estromettere il cosiddetto “vecchio Pd” dalle prossime elezioni comunali. “Stiamo discutendo sulla scelta, tra due anni, di chiedere a chi ha già amministrato in città di fare un passo indietro: non significa screditare il valore delle persone, ma metterle dentro un progetto che vedrà al suo apice una nuova classe dirigente”, si leggeva allora nelle righe scritte dal segretario dem. Un messaggio che più chiaro non si poteva. Ora l’ex segretario ha deciso di svincolarsi dal ruolo, probabilmente per affrontare il prossimo congresso con mani libere. E nella certezza che gli “altri” stanno già preparando la carica.