Ha anche stigmatizzato e rilevato che chi si lamenta che non ha più alcuni servizi sul proprio territorio deve farsene una ragione, come ad esempio la recente chiusura del reparto di oncologia dell’ospedale di Frascati, dove i malati di cancro facevano anche la chemioterapia. “In quel caso – ha detto Mostarda – sono stato anche etichettato da un medico del servizio e da alcuni residenti, come uno che indurrebbe al suicidio i malati di questa grave patologia che perdevano il servizio, che è diventato operativo all’ospedale di Marino, per tutti i pazienti dei Castelli». Uno dei giornalisti presenti ha chiesto al direttore generale se riteneva ragionevole che un malato grave di cancro, già provato e stressato dal male, per fare la chemioterapia due volte a settimana dovesse recarsi da posti non propriamente vicini, come Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri o Lariano, fino a Marino, che dista dai 15 ai 20 km di distanza, molti di questi malati sono anziani soli e debilitati. Il direttore piuttosto stizzito dalla domanda ha risposto: «Basta con la pretesa di volere l’ospedale sotto casa, le risorse vanno razionalizzate e fare alcuni km in più per curarsi non è un dramma come lo vuol far vedere lei». Il dottor Narciso Mostarda, ha poi risposto a una collega della zona di Anzio che gli chiedeva come poter risolvere la situazione dei pronto soccorso con decine di persone in attesa di posti letti e in alcuni casi recenti rimasti senza coperte per coprirsi. «Non fatevi prendere in giro da queste illazioni, vi pare che un ospedale, un pronto soccorso attrezzato non abbia le coperte in dotazione per tutti!».
Un altro collega ha sollevato il problema delle barelle (letti tecnici) in dotazione agli operatori del 118 che portano i malati al pronto soccorso di Albano, che in alcuni casi, per riaverle indietro hanno dovuto aspettare dalle 15 alle 20 ore, sospendendo così il servizio sul territorio. Questo accade molto spesso in quanto la struttura, per l’enorme numero di malati che accoglie ogni giorno, non ha sufficiente spazio e posti dove mettere i pazienti. Ma essendosi la conferenza stampa protratta oltre le 14 alcuni sono andati via per sfinimento, altri per impegni lavorativi, non essendoci più il ragionevole tempo per avere le risposte a queste problematiche serie che ogni giorno si verificano sul territorio.
Nei pronto soccorso dei Castelli Romani a farne le spese sono i poveri e sfortunati malati e a volte anche il personale, che viene aggredito da persone esasperate dopo estenuanti ore di attesa per essere visitate o per trovare un posto letto, che nel nome della spending review sono stati tagliati e ridotti al minimo storico. In tutti i pronto soccorso della zona i responsabili hanno dovuto anche affiggere dei manifesti contro la violenza sugli operatori sanitari che vi lavorano, visto l’aumentare di questi episodi. Per quando riguarda le coperte mancanti al pronto soccorso di Anzio, un privato cittadino di Nettuno, conferma di aver donato dieci coperte di lana per uso ospedaliero al reparto il mese scorso.