Latina non è tra i Comuni che hanno intentato causa al Ministero delle Finanze, al CIPE e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la decurtazione del 70% delle somme che i comuni “nuclearizzati” (con ex centrali o impianti di combustibile atomico presenti all’interno del territorio comunale) ricevono come ristoro ambientale. Il Tribunale di Roma a luglio di quest’anno ha stabilito che l’amministrazione statale debba provvedere al pagamento in solido della cifra di 100 milioni di euro – calcolati sui tagli al ristoro – in favore degli enti locali ricorrenti, cioè i Comuni di Ispra, Rotondella, Saluggia, Caorso, Trino, Piacenza, Minturno e Sessa Aurunca.
“Latina, invece, non è stata inclusa dalle passate amministrazioni in questa platea di risarcibili e continua a percepire la servitù nucleare in maniera ridotta: stante la situazione, non avrebbe neanche diritto al rimborso dei fondi non incassati – commenta il Senatore pontino Giuseppe Vacciano -: Vista la piena corrispondenza della situazione del Comune di Latina con le questioni sollevate dinanzi alla corte capitolina, ci si chiede se per una questione così gravosa come quella delle servitù nucleari, a fronte di una sentenza esecutiva, si possa trovare una linea di diritto nazionale univoca e non discriminatoria”.
Vacciano ha presentato sull’argomento una interrogazione con cui chiede al Ministro Padoan di “aprire un confronto con le amministrazioni diverse da quelle partecipanti al contenzioso originario, poiché appare inutile avviare un nuovo contenzioso pur a fronte di un disposto giurisdizionale che appare chiaro”, considerando, inoltre, che la sentenza di primo grado di Roma è immediatamente esecutiva e che l’appello proposto presenta elementi di grave criticità che ne pregiudicano (o possono pregiudicarne) la stessa ammissibilità. “Se il Ministero dell’economia e delle finanze fosse dello stesso avviso degli interroganti, sarebbe opportuno avviare un confronto con gli enti locali aventi diritto alle utilità economiche di compensazione territoriale al fine di consentire, a livello di amministrazione territoriale, l’utilizzo effettivo per le finalità ambientali previste dalla norma di somme legittime ma ingenti per i bilanci comunali che sono tenuti a rispettare il c.d. Patto di Stabilità”, conclude Vacciano.