Modeste le somme contestate dagli inquirenti, ma diventate oggetto di un giudizio lungo ben 18 anni, in cui sei politici hanno affrontato quattro processi contabili prima di ottenere l’assoluzione. E ora, oltre a non dover risarcire il Comune di Pomezia per danno erariale, l’ex sindaco e cinque ex assessori si sono visti risarcire loro per le spese legali sostenute. Un abbaglio da parte della Procura? Secondo i giudici qualcosa di diverso, ovvero una consulenza sicuramente dubbia affidata dalla giunta ma non così dubbia da far ritenere che gli amministratori avessero agito con colpa grave.
I fatti riguardano l’esecutivo di Angelo Capriotti, il sindaco di centrodestra che fu alla guida del Comune di Pomezia dal 1997 al 1998. Proprio nel ’98 venne presentato alla Procura un esposto, in cui veniva definita inutile e illegale la consulenza che la giunta aveva affidato in materia di personale all’avvocato Luciano Guzzi. Gli inquirenti contabili aprirono un’inchiesta e citarono a giudizio Capriotti e gli ex assessori Antonello Carotenuto, Lanfranco Maria Patrucco, Maurizio Pica, Stefano Nannerini e Anna Maria Pitzolu, chiedendo loro di risarcire quasi 28mila euro. Nel 2008, però, per i sei la Corte dei Conti dispose l’assoluzione. Una sentenza impugnata dalla Procura e annullata dai giudici d’appello, però non nel merito, bensì per il particolare che ad emetterla era stato un collegio composto da quattro magistrati mentre doveva essere composto soltanto da tre. Si arriva così al 2011 quando, seppure in parte, le richieste degli inquirenti vengono accolte e l’ex sindaco e gli ex assessori vengono condannati a risarcire al Comune 1.857 euro a testa. Sono stati così i politici a fare appello e la II sezione d’appello della Corte dei Conti li ha ora assolti e risarciti delle spese legali. Gli ex amministratori si sono giustificati sostenendo che la consulenza l’avevano affidata per le difficoltà che in quel periodo aveva l’ente a gestire e organizzare il personale, vista anche l’introduzione di nuove norme. I giudici hanno invece ritenuto dubbio che vi fossero i presupposti per assegnare quell’incarico, sospettando così che si sia trattato di una consulenza al di fuori delle condizioni di legge, ma allo stesso tempo hanno considerato affatto sicura l’affermazione sulla “grave sottovalutazione degli interessi pubblici” e provata la gravità della colpa. Tutti assolti dunque. Anche se dopo diciotto anni di battaglie.
I fatti riguardano l’esecutivo di Angelo Capriotti, il sindaco di centrodestra che fu alla guida del Comune di Pomezia dal 1997 al 1998. Proprio nel ’98 venne presentato alla Procura un esposto, in cui veniva definita inutile e illegale la consulenza che la giunta aveva affidato in materia di personale all’avvocato Luciano Guzzi. Gli inquirenti contabili aprirono un’inchiesta e citarono a giudizio Capriotti e gli ex assessori Antonello Carotenuto, Lanfranco Maria Patrucco, Maurizio Pica, Stefano Nannerini e Anna Maria Pitzolu, chiedendo loro di risarcire quasi 28mila euro. Nel 2008, però, per i sei la Corte dei Conti dispose l’assoluzione. Una sentenza impugnata dalla Procura e annullata dai giudici d’appello, però non nel merito, bensì per il particolare che ad emetterla era stato un collegio composto da quattro magistrati mentre doveva essere composto soltanto da tre. Si arriva così al 2011 quando, seppure in parte, le richieste degli inquirenti vengono accolte e l’ex sindaco e gli ex assessori vengono condannati a risarcire al Comune 1.857 euro a testa. Sono stati così i politici a fare appello e la II sezione d’appello della Corte dei Conti li ha ora assolti e risarciti delle spese legali. Gli ex amministratori si sono giustificati sostenendo che la consulenza l’avevano affidata per le difficoltà che in quel periodo aveva l’ente a gestire e organizzare il personale, vista anche l’introduzione di nuove norme. I giudici hanno invece ritenuto dubbio che vi fossero i presupposti per assegnare quell’incarico, sospettando così che si sia trattato di una consulenza al di fuori delle condizioni di legge, ma allo stesso tempo hanno considerato affatto sicura l’affermazione sulla “grave sottovalutazione degli interessi pubblici” e provata la gravità della colpa. Tutti assolti dunque. Anche se dopo diciotto anni di battaglie.
29/10/2016