“I vini provenienti dalla zona dei Castelli Romani hanno ricevuto e continuano a ottenere numerosi riconoscimenti nei concorsi sia nazionali, sia internazionali e ben figurano sulle principali guide nazionali – si legge nella mozione. “La zona deve la sua denominazione (Castelli Romani appunto) alla presenza, in ognuno di essi, di almeno una residenza nobiliare, testimonianza dell’origine feudale della zona; tutti i terreni circostanti sono di origine vulcanica su colate laviche di diversa consistenza, caratteristica che conferisce qualità uniche e ottimali per la coltivazione di particolari tipi di vitigno: Malvasia nostrale (o del Lazio o puntinata), Trebbiano (giallo e verde), Bellone, Bonvino (o Bombino), Cesanese.
I vini DOC a denominazione di origine controllata “Castelli Romani” (l’ultima in ordine di tempo ad essere riconosciuta) devono essere prodotte nella zona che comprende, in provincia di Roma, i comuni di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monteporzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri, Zagarolo e San Cesareo e parte dei territori amministrativi di Ardea, Artena, Montecompatri, Pomezia e Roma e, in provincia di Latina, l’intero territorio amministrativo del comune di Cori e parte dei territori amministrativi dei comuni di Cisterna e Aprilia”.
La necessità di tutelare il vino Castelli Romani nasce anche a seguito dell’urbanizzazione e cementificazione della periferia di Roma che “minaccia i territori di produzione dei vini Castelli Romani”.
La mozione impegna il governo, in sede di emanazione del decreto per il riconoscimento dei vigneti storici, e quindi da tutelare, ad includere il territorio dei Castelli Romani, della provincia nord di Latina e del litorale.