Bisognerà attendere ancora qualche mese per avere la verità sul caso Davide Cervia, ex sergente della Marina rapito il 12 settembre del 1990 davanti all’ingresso della sua casa a Velletri. Evidentemente 26 anni non sono stati sufficienti per fare chiarezza su uno dei tanti misteri italiani. Giovedì 20 ottobre si è tenuta l’ultima udienza del processo, iniziato lo scorso 27 maggio, contro i ministeri della Difesa e della Giustizia, citati in giudizio dai familiari di Davide Cervia. “E’ stata la volta delle precisazioni e delle conclusioni degli avvocati che hanno ripercorso i punti più importanti, i fatti e le testimonianze acquisite evidenziando accuratamente tutte le omissioni e i depistaggi che alcuni organi dello Stato hanno messo in atto durante le indagini mai svolte sulla scomparsa di mio marito – spiega a “Il Caffè” Marisa Gentile – L’Avvocatura dello Stato, invece, ha chiesto di fare le precisazioni e le conclusioni per iscritto, che devono essere consegnate entro 80 giorni, quindi bisognerà aspettare ancora qualche mese per avere la sentenza definitiva. Probabilmente hanno preso tempo di fronte alla grande mole di documenti presentati. Noi avremmo voluto che si concludesse tutto giovedì, ma ancora una volta non è stato così”.
L’ultima udienza ha però riservato anche una (sgradita) sorpresa per i familiari di Cervia: “L’Avvocatura dello Stato, ci ha praticamente “obbligato” ad una scelta molto sofferta: per procedere alla loro rinuncia dell’eccezione della prescrizione (i tempi lo permetterebbero ndr) noi attori abbiamo dovuto ufficializzare per prima cosa, la nostra rinuncia a ogni pretesa risarcitoria patrimoniale e non patrimoniale afferente a questo e ad altri eventuali giudizi contro le amministrazioni convenute”.
Una richiesta che ha “molto amareggiato e deluso” i familiari. “Pensavamo di vivere in un Paese civile, già avevamo rinunciato al risarcimento economico per far sì che il procedimento civile potesse avere inizio. Ora, un nuovo ricatto, ha condizionato in maniera irreversibile le nostre future iniziative giudiziarie, quantomeno a livello civile. Penso di non esagerare nel dire che, dopo oltre 26 anni, la storia di Davide Cervia crea ancora enorme imbarazzo e preoccupazioni all’interno dello Stato”. Ringraziamento finale dedicato al giudice “qualunque sia la sentenza”, perché è stato “preciso, imparziale e disponibile all’ascolto”.
L’ultima udienza ha però riservato anche una (sgradita) sorpresa per i familiari di Cervia: “L’Avvocatura dello Stato, ci ha praticamente “obbligato” ad una scelta molto sofferta: per procedere alla loro rinuncia dell’eccezione della prescrizione (i tempi lo permetterebbero ndr) noi attori abbiamo dovuto ufficializzare per prima cosa, la nostra rinuncia a ogni pretesa risarcitoria patrimoniale e non patrimoniale afferente a questo e ad altri eventuali giudizi contro le amministrazioni convenute”.
Una richiesta che ha “molto amareggiato e deluso” i familiari. “Pensavamo di vivere in un Paese civile, già avevamo rinunciato al risarcimento economico per far sì che il procedimento civile potesse avere inizio. Ora, un nuovo ricatto, ha condizionato in maniera irreversibile le nostre future iniziative giudiziarie, quantomeno a livello civile. Penso di non esagerare nel dire che, dopo oltre 26 anni, la storia di Davide Cervia crea ancora enorme imbarazzo e preoccupazioni all’interno dello Stato”. Ringraziamento finale dedicato al giudice “qualunque sia la sentenza”, perché è stato “preciso, imparziale e disponibile all’ascolto”.
27/10/2016