Fiumi di cocaina e montagne di marijuana. Quattro organizzazioni criminali impegnate nel ricco business sulle piazze di Roma, Guidonia, Tivoli, Anzio e Nettuno, costantemente rifornite di sostanze stupefacenti dalla Spagna e dall’America meridionale. Rivali e debitori sequestrati e torturati, familiari minacciati, nemici uccisi, tanto in Italia quanto in Sudamerica. Uno spaccato inquietante quello dipinto dall’Antimafia capitolina nell’inchiesta denominata “Paquetes”, che tre anni fa portò a 50 arresti, ma uno dei processi scaturito da quelle indagini non si riesce a celebrare. Un procedimento che vede tra gli imputati anche il presunto organizzatore del traffico tra Anzio e Nettuno è bloccato. Prima è rimasto fermo per un rimpallo di competenze e ora perché il Tribunale di Velletri si è dichiarato incompatibile, visto che i giudici del collegio a cui era stato assegnato si sono occupati già di altri imputati nello stesso procedimento. E, nell’attesa di trovare magistrati che possano occuparsi della vicenda, è slittato tutto a metà marzo.
Sei gli imputati: Stefano Nicolosi, 61 anni, residente a Nettuno, Giusti Rudyard, 56 anni, Lida Ludovisi, 54 anni, Alfonso Macciocchi, 57 anni – moglie e marito e sorella e cognato di Massimo Ludovisi – Vincenzo Samà e Luigi Nardi, 76 anni. I primi cinque, per l’accusa, farebbero parte dell’organizzazione messa in piedi da Massimo Ludovisi, che aveva scelto come base per i propri traffici Tenerife, dove la coca colombiana giungeva a bordo di imbarcazioni a vela e veniva portata nel continente europeo con navi cargo, occultata all’interno di alcune auto. Nardi sarebbe stato invece in affari con l’organizzazione capeggiata da Franco Lasi, di Cave, gruppo in stretto contatto con la camorra napoletana, la ‘ndrangheta, la malavita sudamericana e quella albanese. Nello specifico, Nicolosi è ritenuto l’organizzatore del giro di spaccio tra Anzio e Nettuno, in grado di reperire facilmente coca dalla Spagna e dal Venezuela. Un uomo già noto per reati del genere, con una condanna definitiva a sette anni di reclusione e, in passato, inquadrato dalla Criminalpol come l’erede di Frank “Tre dita” Coppola. Impegnati nell’organizzazione di Ludovisi sarebbero poi stati la sorella Lida, il cognato Macciocchi, Giusti e Samà. Nardi, invece, avrebbe acquistato ingenti partite di marijuana da Lasi e da Gennaro Amato, pregiudicato di Cisterna. Tutto rinviato al 2017.
Sei gli imputati: Stefano Nicolosi, 61 anni, residente a Nettuno, Giusti Rudyard, 56 anni, Lida Ludovisi, 54 anni, Alfonso Macciocchi, 57 anni – moglie e marito e sorella e cognato di Massimo Ludovisi – Vincenzo Samà e Luigi Nardi, 76 anni. I primi cinque, per l’accusa, farebbero parte dell’organizzazione messa in piedi da Massimo Ludovisi, che aveva scelto come base per i propri traffici Tenerife, dove la coca colombiana giungeva a bordo di imbarcazioni a vela e veniva portata nel continente europeo con navi cargo, occultata all’interno di alcune auto. Nardi sarebbe stato invece in affari con l’organizzazione capeggiata da Franco Lasi, di Cave, gruppo in stretto contatto con la camorra napoletana, la ‘ndrangheta, la malavita sudamericana e quella albanese. Nello specifico, Nicolosi è ritenuto l’organizzatore del giro di spaccio tra Anzio e Nettuno, in grado di reperire facilmente coca dalla Spagna e dal Venezuela. Un uomo già noto per reati del genere, con una condanna definitiva a sette anni di reclusione e, in passato, inquadrato dalla Criminalpol come l’erede di Frank “Tre dita” Coppola. Impegnati nell’organizzazione di Ludovisi sarebbero poi stati la sorella Lida, il cognato Macciocchi, Giusti e Samà. Nardi, invece, avrebbe acquistato ingenti partite di marijuana da Lasi e da Gennaro Amato, pregiudicato di Cisterna. Tutto rinviato al 2017.
21/10/2016