Ha tutta l’aria di un’emergenza sociale la situazione che sta per esplodere al Colosseo di Latina, il palazzo di forma circolare occupato per metà dal luglio dello scorso anno. Nei giorni scorsi, infatti, Comune e Questura lo hanno inserito tra l’elenco degli immobili da sgomberare per riportare la legalità. Per le cinquanta persone che abitano abusivamente gli uffici di proprietà dell’Inps, però, nessuna soluzione è stata prospettata. Valentina Pappacena, presidentessa dell’associazione Valore Donna che segue i 15 nuclei familiari, spiega a Il Caffè quando sia delicata la situazione: delle 50 persone fanno parte 12 minori di cui un invalido grave, 2 donne incinte, 3 invalidi, 1 malato oncologico. Un altro malato di cancro che aveva occupato il Colosseo è morto nei mesi scorsi. «I redditi – continua la Pappacena – delle persone all’interno sono tutti pari a zero, come certificato dalla dichiarazione ISEE. Nessuno di loro è occupato, ad eccezione di 4 persone che hanno un contratto a tempo determinato come lavapiatti, addetti alle pulizie o operai». Per mettere nero su bianco la situazione, sono state protocollate al Prefetto le storie degli occupanti, divise una per una a livello reddituale. Nel settembre 2015, inoltre, il legale dell’associazione ha inviato una formale lettera all’Inps per chiedere la regolarizzazione dell’affitto degli uffici occupati, come è successo per le precedenti occupazioni di immobili. Vista la natura commerciale degli immobili l’ente proprietario aveva spiegato che le occupazioni senza titolo non sono in alcun modo suscettibili di sanatoria. «Fino ad ora – prosegue Pappacena – non abbiamo mai ritenuto necessario chiedere un incontro con Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Latina perché eravamo in attesa di notizie a livello giuridico, dal momento che è in corso un’indagine giudiziaria. Adesso chiederemo di essere convocati perché se è vero che bisogna riportare la legalità, è vero anche che il Comune deve prendere posizione in merito all’emergenza abitativa». Il caso, particolarmente delicato, ha destato l’interesse della stampa locale e nazionale anche perché in alcuni degli uffici occupati da indigenti sono poi stati effettuati lavori. Qualcuno aveva avvistato e fotografato ditte incaricate di eseguire lavori di traslochi all’interno. Pappacena sgonfia la polemica spiegando che «tra gli occupanti ci sono dei muratori che si sono aiutati tra di loro realizzando una parete di cartongesso nello spazio aperto. Ho anche i dati – continua -. Dei 15 nuclei familiari hanno realizzato questi lavori solamente 6. Gli altri vivono in uno spazio diviso da mobili o tende ed hanno solo pulito lo sterco di piccione trovato quando hanno messo piede per la prima volta negli immobili».
20/10/2016