Alla (ri)scoperta dei vini dei castelli romani. Rispetto al 2015 è in forte crescita il numero dei turisti che, tra settembre e ottobre, si sono recati presso cantine, botteghe artigiane e aziende vitivinicole castellane con l’obiettivo di conoscere uno dei prodotti più famosi del territorio. Si perché, tradizionalmente, e non solo per i romani, il vino dei castelli è sinonimo di qualità (attualmente sono 8 le produzioni DOC e 3 quelle DOCG). Inoltre, l’enoturismo sta conoscendo una stagione molto positiva e sono sempre di più gli stranieri alla ricerca di una giornata in mezzo ai vigneti, tra natura, cultura e tradizione, garantita dal marchio made in Italy, spesso oggetto di truffe e speculazioni all’estero. “Rispetto allo scorso anno c’è stato un aumento di circa il 15% di visitatori – spiega Roberto Rotelli, presidente della Strada dei Vini dei Castelli Romani, istuita dalla Regione Lazio – Con la crisi delle cantine sociali, tante aziende hanno deciso di dotarsi di sale di degustazione proprio per valorizzare il loro prodotto, diversificare l’offerta e migliorare l’accoglienza, un settore in forte crescita. La tipologia di visitatori? Arrivano con i pullman molti piccoli gruppi di turisti stranieri”. Tra appassionati dei vini castellani, al primo posto si confermano i tedeschi, seguiti dagli americani, ma negli ultimi anni stanno scalando numerose posizioni giapponesi e soprattutto cinesi (secondo gli ultimi dati ufficiali, nel 2016 le esportazioni di vino italiano in Cina sono cresciute del 12%). “Per rendere il sistema più snello, moderno e attuale stiamo lavorando alla revisione dell’attuale statuto della Strada dei vini e alla nuova legge regionale insieme all’assessore all’agricoltura Carlo Hausmann, grande esperto di enoturismo” – conclude Rotelli.
Un rinnovamento quanto mai necessario per tornare agli antichi fasti. Negli anni settanta, infatti, il vino dei Castelli Romani vendeva più del Chianti, ed era conosciuto in tutto il mondo, salvo poi conoscere un periodo di declino. “Quello che interessa i consumatori sono le caratteristiche organolettiche al di là delle analisi chimiche – spiega un tecnico del settore – Negli ultimi 15 anni si è cercato di dare maggiore organicità alle commissioni di degustazione, in questo modo i vini dei castelli sono tornati sulla strada della qualità, mentre prima si preferiva la quantità. Ora i prodotti sono ottimi, il difficile sta nel farli conoscere”.
Un rinnovamento quanto mai necessario per tornare agli antichi fasti. Negli anni settanta, infatti, il vino dei Castelli Romani vendeva più del Chianti, ed era conosciuto in tutto il mondo, salvo poi conoscere un periodo di declino. “Quello che interessa i consumatori sono le caratteristiche organolettiche al di là delle analisi chimiche – spiega un tecnico del settore – Negli ultimi 15 anni si è cercato di dare maggiore organicità alle commissioni di degustazione, in questo modo i vini dei castelli sono tornati sulla strada della qualità, mentre prima si preferiva la quantità. Ora i prodotti sono ottimi, il difficile sta nel farli conoscere”.
19/10/2016