Elisabetta Pinna morì il 18 aprile 2010. Quando venne trasferita dalla comunità alloggio apriliana Villa Sant’Andrea all’ospedale di Anzio, dove venne ricoverata, secondo gli inquirenti sarebbe stato troppo tarsi. E la donna spirò poi nel nosocomio di Gallarate, in provincia di Varese. Per il pubblico ministero Pigozzo, sarebbero stati responsabili di omicidio volontario tanto chi gestiva la struttura di Aprilia che chi vi lavorava, il primo per aver cercato di nascondere la situazione e di evitare un ricovero, che avrebbe fatto emergere quanto accaduto, e gli altri per essere rimasti muti al fine di difendere il proprio posto di lavoro. Tesi caldeggiata dalle parti civili, rappresentate dagli avvocati Renato Archidiacono e Silvia Siciliano. La Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal Nicola Iansiti, a latere il giudice Giorgia Castriota, ha così condannato a 14 anni di reclusione Alfio Quaceci, 71 anni, gestore della comunità alloggio Villa Sant’Andrea, a 14 anni e un mese la sua più stretta collaboratrice, Maria Grazia Moio, e a 14 anni l’infermiera Gheorgeta Palade, romena, residente a Nettuno, e l’operatrice Noemi Biccari, di Nettuno. Assolte invece le operatrici Carmelina Maggiordomo, di Anzio, per cui invece il pm aveva chiesto la condanna, e Luciana Liberti, di Nettuno. I quattro sono stati inoltre interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e condannati a risarcire, in separata sede, le parti civili, oltre che a provvisionali per un totale di 30mila euro. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni e le difese già si preparano all’appello.
È uno dei pochissimi casi in Italia
Anziana morta in casa di riposo ad Aprilia, 4 condanne per omicidio volontario
Lasciare un’anziana in un letto, senza cure e senza cibo, facendole coprire il corpo di ampie piaghe e facendola disidratare, è un omicidio volontario. Se ne è convinta subito, indagando sulla morte di una 85enne di Aprilia, il sostituto procuratore Cristina Pigozzo e ora se ne è convinta anche la Corte d’Assise del Tribunale di Latina che, proprio per omicidio volontario, primo caso del genere in Italia, ha condannato il gestore della comunità alloggio dove era ospitata la vittima e tre operatrici.
11/10/2016
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