La sua auto, una Jeep Grand Cherokee, è stata data alle fiamme in via del Lido venerdì 16 settembre, intorno alle 23.00. Atto vandalico, intimidazione? E nel secondo caso, collegata alla sua attività politica piuttosto che a quella imprenditoriale? Davide Lemma, raggiunto telefonicamente da Il Caffè, non esita un istante.
Mai ricevuto minacce?
«L’ho detto agli inquirenti, verso i quali ho la massima fiducia, e lo ripeto a voi: se avessi avuto minacce non avrei atteso un secondo a denunciare. Non ne ho avute, dunque non l’ho fatto».
Non penserà a un matto di passaggio!
«Perché no? In questa città di spostati ce ne sono pure troppi! Torno a dire, non faccio vita notturna, non ho nemici, se uno mi taglia la strada quando guido neanche lo mando a quel paese. Non vedo chi possa avercela con me!».
La targa coperta che i testimoni attribuiscono all’auto in uso agli artefici del rogo, direbbe però il contrario…
«I riscontri sono ancora nebulosi: chi ha visto un’utilitaria, chi un SUV, e pure le direzioni indicate per l’allontanamento dal luogo del fattaccio non sembrano così concordi: verso il centro, verso il mare? La targa coperta mi parrebbe poi un’ingenuità colossale: segnali al mondo – e parliamo delle ore 23 a via del Lido, dove il venerdì sera c’è ancora molta gente – che stai facendo qualcosa di losco. Sono lontano mille miglia da queste dinamiche, ma anche solo vedendo i film riesci a farti un’idea….».
Un passato da dirigente sportivo, imprenditore, candidato Sindaco alle ultime amministrative: gli inquirenti non trascurano nessun aspetto delle sue attività per cercare il bandolo della matassa.
«Il premio dal mio lavoro è tornare la sera dalla mia famiglia. E l’attività politica…».
Parentesi chiusa?
«No. Ma senz’altro non è questa la stagione più calda. Abbiamo archiviato in modo sicuramente non soddisfacente le amministrative, ma io non chiudo nessuna porta. Ad ogni modo non vedo né chi né le ragioni per cui io possa essere colpito in questo modo».
Paura?
«Assolutamente no, perché dovrei?».