I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno arrestato otto persone e ne hanno denunciate a piede libero altre tre, indagate per associazione a delinquere, finalizzata alla commissione di furti di dispositivi bancomat/casse continue mediante la tecnica della “spaccata” con il carro attrezzi. I membri del sodalizio criminale sono tutti soggetti di etnia Rom, residenti nei vari campi nomadi della Capitale, tutti con precedenti per reati contro il patrimonio. L’intervento è stato effettuato a conclusione dell’indagine denominata “Ginepro” condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Roma e della Sezione Polizia Giudiziaria dei Carabinieri della Procura della Repubblica di Roma. Nel corso dell’operazione sono stati anche eseguiti decreti di perquisizione domiciliare a carico di tutti gli indagati. L’indagine era cominciata lo scorso gennaio, a causa dell’incremento dei furti consumati/tentati di bancomat e casse continue sul territorio nazionale: secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, dal 1° gennaio 2015 sono stati compiuti consumati o tentati per un danno quantificabile di circa 21.000.000 di euro, in particolare sul territorio laziale e toscano.
Come operavano? I malviventi asportavano materialmente i dispositivi bancomat/casse continue dopo averli “sradicati” mediante furgoni e/o carroattrezzi di provenienza furtiva, provocando anche gravi danni strutturali agli istituti bancari e/o esercizi commerciali obiettivo dei malfattori, ma anche alle case, tanto da costringere alcune famiglie ad evacuare.
Dalle indagini è emerso che il gruppo criminale era in grado di compiere le azioni anche in trasferta, contando sul fondamentale appoggio di parenti o amici residenti nei vari campi nomadi presenti sul territorio nazionale, che garantivano supporto logistico alla banda di base a Roma. Prima di ogni colpo, i malviventi compivano accurati sopralluoghi in prossimità degli obiettivi, che venivano selezionati in relazione alla loro ubicazione ed alla contestuale presenza o meno di idonee vie di fuga. Successivamente, individuavano ed asportavano il carroattrezzi utilizzato, in orario notturno, per compiere la “spaccata”; il mezzo veniva poi abbandonato in aree rurali alla periferia della città.