E’ passato poco più di un anno da quando la prima famiglia ha fatto ingresso nei locali uso ufficio posti ai primi piani dell’edificio rinominato Colosseo di via Bruxelles. Il primo ingresso si è verificato nella notte tra il 4 e 5 luglio del 2015. Un avvenimento non nuovo al Colosseo, dove alcuni appartamenti risultano occupati da più di dieci anni. Eppure, nel luglio scorso, qualcosa di strano è successo: non solo perchè a essere presi di mira sono stati gli uffici dello stabile (quindi non delle abitazioni vere e proprie) quanto perchè a stretto giro di corda ad occupare sono state più di venti famiglie, diverse delle quali composte da soggetti con precedenti penali, altre tutt’altro che versanti in stato di bisogno. Ma andiamo con ordine. A essere occupati sono stati, nel giro di poco più di venti giorni, altrettanti locali uso ufficio del colosseo. Locali dotati solo di servizi igienici e non dell’allaccio per il gas che risultavano abbandonati da anni, da quando cioè l’ente proprietario (prima Inpdap poi Inps) aveva deciso di mettere in vendita parte del proprio patrimonio. In quell’occasione molti degli assegnatari degli appartamenti avevano optato per il riscatto dell’appartamento, altri invece decisero di andarsene, altri ancora smisero di pagare la retta, non stipularono un contratto d’affitto e non comprarono l’appartamento, diventando di fatto abusivi. Discorso a parte quello degli uffici: nel decreto che ha previsto la cartolarizzazione dei beni immobili dell’ente, non vennero presi in considerazione quei locali che quindi, una volta svuotati, non è stato più possibile riallocare. Una situazione d’abbandono che ha degradato l’intero stabile e che deve aver fato gola a qualcuno se è vero che gli ingressi di massa sono iniziati e finiti in poco più di 20 giorni. Ingressi particolari, con molte famiglie che si sono ritrovate negli appartamenti senza nemmeno il bisogno di dover sfondare la porta frangi-fiamme che si trova subito prima del portoncino d’ingresso, trovata magicamente aperta la sera precedente. In altri casi invece gli appartamenti risultavano già puliti e accoglienti prima dell’ingresso degli occupanti. Queste stranezze, unite al fatto che sempre le stesse persone venisssero notate nei pressi dei nuovi uffici occupati, ha fatto sorgere dubbi non solo nei residenti regolari ma anche negli uomini del nucleo di sicurezza urbana del comando provinciale della polizia locale che hanno portato a termine un difficile censimento durato settimane. I risultati di questo controllo sono stati raccolti all’interno di una corposa informativa che è stata consegnata in procura nel gennaio scorso e che avrebbe fatto emergere dettagli alquanto interessanti dal punto di vista investigativo. Prima di tutto ad occupare sarebbero stati anche soggetti residenti in altri comuni di Latina (come Cisterna). Alcuni di questi, addirittura, sarebbero anche proprietari di appartamenti in zone non troppo lontane dal Colosseo. Per non parlare dei lavori di ristrutturazione imponenti che sarebbero stati rilevati all’interno di alcuni uffici occupati (e che avrebbero potuto anche compromettere la tenuta strutturale dell’intero stabile). Muri tinteggiati, tramezzi innalzati per dividere gli ampi spazi presenti e ricavare nuove stanze ma anche elettrodomestici e mobilio per un valore che in almeno un paio di occasioni avrebbe potuto tranquillamente superare i venti mila euro. Anomalie più volte segnalate anche dalla stampa con i traslochi che sono stati più volte fotografati e che hanno portato a inasprire ancor di più il rapporto tra residenti regolari e occupanti abusivi.
Le indagini non sarebbero ancora concluse, con il Pm titolare del caso che non si sarebbe ancora pronunciato né per un rinvio a giudizio né per una archiviazione del caso. Ma da quanto trapelato in questi mesi da fonti autorevoli e vicine agli ambienti investigativi, appare chiaro come su Colosseo non si stia indagando solo per occupazione abusiva e per cambio di destinazione d’uso. Le attenzioni degli investigatori si sarebbero concentrate soprattutto su alcuni soggetti che potrebbero aver agevolato gli ingressi e non solo per puro spirito di volontariato. Ma l’ombra più inquietante sarebbe quella gettata dall’ipotesi di voto di scambio, un reato che sarebbe stato ipotizzato proprio dagli investigatori. Attendendo le risultanze investigative sembra che che alcuni occupanti storici degli uffici, gli stessi peraltro accusati di essere coloro che in un modo o nell’altro abbiano quanto meno agevolato le occupazioni siano stati fotografati vicino ad alcuni sostenitori di uno dei contendenti alla carica di candidato a sindaco. Per ora è solo un’ipotesi accusatoria su cui sono in corso le indagini.