L’operazione, condotta con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e con la collaborazione delle Squadre Mobili di Ancona, Cuneo, Padova, Prato e Viterbo, è scattata all’alba di questa mattina ed ha visto la partecipazione di un centinaio di poliziotti appartenenti ai reparti investigativi ed ai reparti speciali della Polizia di Stato.
I gruppi criminali sgominati, presenti in Italia da diversi anni, avevano come base logistica il litorale romano, nella zona di Torvaianica, Pomezia ed Ardea. Operavano nell’hinterland romano, dove si muovevano con disinvoltura, soprattutto nelle aree a più elevata densità di cittadini stranieri; ma agivano anche in tutto il Territorio Nazionale, dalla Puglia, al Piemonte passando per le Marche e la Toscana, potendo contare su numerosi appoggi e connivenze.
Nel corso delle investigazioni sono stati rinvenuti e sequestrati in più occasioni circa 350 kg di marijuana, 500 gr. di cocaina, 2 pistole con matricola abrasa e 2 pistole di importazione clandestina, nonché lampeggianti, pettorine della Polizia di Stato utilizzate per simulare controlli e “agevolare le attività predatorie” nei confronti dei malcapitati.
Inoltre, negli ultimi due anni, sono state arrestate in flagranza di reato ben 22 persone, tra albanesi e italiani. Sei fra i destinatari delle misure odierne, infatti, erano già sottoposti a precedenti misure cautelari.
Questa operazione si pone idealmente, anche nel nome scelto, ÇA BON 2, come prosecuzione di una precedente indagine (ÇA BON) che aveva consentito, nel gennaio del 2014, di arrestare 5 cittadini albanesi responsabili dell’importazione da quel paese di più di 800 kg. di marijuana celati all’interno di un gigantesco blocco di roccia.
Gli sviluppi successivi hanno consentito di delineare l’operatività sul territorio nazionale di due distinti gruppi di soggetti dediti ad attività illecite tra loro collegati, attivi l’uno principalmente nel settore del narcotraffico, l’altro dedito all’organizzazione di rapine e composto da soggetti peraltro dediti anch’essi al commercio di narcotici.
Il primo gruppo è composto da una vera e propria rete di persone, quasi tutti cittadini albanesi, dediti all’acquisizione di consistenti quantitativi di marijuana ed alla loro commercializzazione; in particolare lo stupefacente, entrato nella disponibilità del gruppo grazie ai contatti con referenti stanziati in Albania, veniva prelevato e collocato in garage o magazzini a tal fine acquisiti.
I servizi effettuati hanno condotto a numerosi sequestri di partite di stupefacente ed hanno anche consentito, mediante il monitoraggio di incontri concordati telefonicamente, di identificare gli utilizzatori delle utenze intercettate; utenze che, secondo un’abitudine consolidata negli ambienti criminali, venivano di frequente dismesse e sostituite con altre intestate ovviamente a terze persone.
Questo ha permesso alla Procura di dimostrare che gli affiliati erano uniti da un comune patto associativo per la gestione del traffico illecito di stupefacenti. Lo stupefacente era ad esempio indicato come “secchi di vernice”, “macchina” “ragazza” etc., il denaro come “documenti”, gli incontri per lo scambio di droga o denaro come incontri per “un caffè”.
Per una lungo periodo è stata oggetto di videosorveglianza una villetta alla periferia di Aprilia di proprietà di un italiano incensurato che lì viveva con tutta la famiglia, motivo per il quale era stato individuato dal gruppo quale ideale ed insospettabile custode dello stupefacente, stoccato all’interno di un garage del casolare. L’andirivieni dalla villetta e le attività di carico e scarico sono state però riprese e registrate consentendo, oltre che puntuali arresti in flagranza degli acquirenti, di individuare compiti e responsabilità dei soggetti coinvolti.
L’altro gruppo monitorato presenta anch’esso un’organizzazione stabile finalizzata alla commissione di reati prevalentemente contro il patrimonio, in particolare contro connazionali in possesso di ingenti partite di stupefacente da immettere in commercio.
Ad acuire la pericolosità di questo sodalizio, la circostanza che gli appartenenti avessero larga disponibilità di armi che erano soliti portare al seguito.
L’episodio più rilevante nel giugno del 2014, quando il gruppo riesce a convergere da più parti d’Italia, oltre che dall’Albania e dalla Romania, a Bari per realizzare un progetto ideato da alcuni mesi: la rapina del carico di marijuana in arrivo su di una spiaggia pugliese e destinata ad altro sodalizio rivale.
Un altro episodio rilevante nel maggio dell’anno successivo, quando le attività di intercettazione permettevano di arrestare in flagranza due cittadini rumeni ed un russo, legati da un passato criminale comune, autori di una efferata rapina in villa nella residenziale località di Morena, alle porte di Roma. I rapinatori si erano introdotti furtivamente nel giardino della villa, ed atteso il rientro delle vittime, che venivano stordite con un taser elettrico, percosse e minacciate con armi nonostante la presenza di una bambina. Il personale prontamente intervenuto riusciva ad individuare ed arrestare i malviventi in fuga trovati in possesso delle armi e della refurtiva.
I destinatari della misura odierna si caratterizzano per la estrema pericolosità ed anche per la assoluta noncuranza ed inosservanza dei provvedimenti dell’autorità.
L’organizzatore di tutto sarebbe un affiliato in carcere per omicidio dal 2000.
Le organizzazioni criminali erano ancora pienamente attive tanto che nel corso delle perquisizioni sono stati trovati 3 kg. di marijuana all’interno di un appartamento.
Uno dei ricercati ed un altro cittadino albanese fino ad oggi incensurato che ne avevano la disponibilità sono stati quindi tratti in arresto.