L’Unione Europea, il Governo e la Regione Lazio puntano sulla raccolta domiciliare dei rifiuti urbani, anche detta porta a porta, e sulle tre ‘R’: riduzione, riciclo e riuso della spazzatura, ma non evidentemente la Provincia di Latina. Le città di Latina, Aprilia, Cisterna, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Pontinia, Priverno, Maenza, Fondi, Minturno, Itri e Formia, potrebbero ospitare presto nuovi impianti a rifiuti: discariche, ‘termovalorizzatori’ (ovvero inceneritori brucia-rifiuti, ndr), impianti TMB (di Trattamento Meccanico Biologico, dove la spazzatura indifferenziata viene suddivisa in frazioni merceologiche minori, sminuzzata e poi inviata ad altre destinazioni, ndr), e ‘bio’gas (impianti destinati a trattare spazzatura umida, ovvero sfalci e potature erbacee e avanzi alimentari, ndr). Lo stabilisce la delibera n.12 del 10 maggio scorso, con la quale il Consiglio della Provincia di Latina ha approvato il nuovo ‘Piano Integrato dei Rifiuti Urbani’ che, così si legge tra le carte, presto verrà presto “sottoposto all’esame dell’Assemblea dei Sindaci” che avrà l’ultima parola sulla spinosa vicenda.
DISCARICHE ANCHE A 1 KM DAI CENTRI ABITATI
Il ‘nuovo’ Piano Rifiuti della Provincia di Latina non getta le basi per avviare la diffusione della raccolta differenziata ‘spinta’, ossia ampiamente diffusa e radicata sul territorio, né parla di strategia ‘rifiuti zero’, per limitare la produzione dei rifiuti e, contestualmente, differenziarli quanto più e meglio possibile, ma si limita a dichiarare ampie fasce di territorio pontino ‘idonee’ ad ospitare ‘nuovi’ impianti a rifiuti. Per il momento il documento fissa dei principi di massima: i futuri impianti alimentati a spazzatura dovranno trovarsi a non meno di 500 metri di distanza dalle case sparse e non meno di 1000 metri dagli agglomerati urbani, ovvero dalle case in gruppo. Per gli “edifici sensibili quali scuole, ospedali, case di cura, centri turistici, impianti sportivi, chiese, luoghi di culto, aree di espansione residenziale – è scritto tra le carte – sarà garantita una distanza minima tra l’area dove vengono svolte le attività di smaltimento e/o recupero e le funzioni sensibili, già in sede di individuazione delle aree idonee e non idonee da parte della Provincia”. Eppure, nella cartografia allegata al ‘nuovo’ Piano Rifiuti, nelle zone ‘non escluse’, che potrebbero essere ‘idonee’, vi sono una infinità di scuole, ospedali, case di cure ed edifici di culto che si trovano ad una distanza anche notevolmente inferiore ai 500 metri e che, molto probabilmente, sarà determinata ‘caso per caso’ dai competenti Uffici tecnici.
SALUTE, AMBIENTE ED ECONOMIA CIRCOLARE
Discariche, inceneritori e ‘bio’gas sono considerati da importanti Enti di ricerca nazionali e internazionali pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. Come se non bastasse, creare posti di lavoro e ricchezza dalla riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti urbani è possibile, come ci insegnano da decenni tanti paesi d’Italia e del mondo, si chiama ‘economia circolare’. Speriamo solo che i primi cittadini di Latina e provincia se lo ricordino bene prima di decidere sul nostro futuro!
I CONSIGLIERI PROVINCIALI SI ‘DIMENTICANO’ DELLA DIFFERENZIATA
Il Consiglio della Provincia di Latina si è espresso in modo fortemente critico contro il ‘nuovo’ Piano Rifiuti della Regione Lazio, approvato con delibera n.199 del 22 aprile scorso. Forse, il nuovo Piano regionale è ‘colpevole’ di voler provare almeno a rallentare l’avanzata di nuove discariche, inceneritori e impianti TMB. In particolare – si legge tra le carte del ‘nuovo’ Piano – Sandro Bartolomeo (Sindaco di Formia) “critica il nuovo Piano Rifiuti Regionale, ritenendolo non condivisibile, in quanto cristallizza l’attuale situazione. Ritiene necessario coinvolgere i sindaci per cercare di avviare un processo di gestione autonoma dei rifiuti in provincia di Latina”. Eligio Tombolillo (Sindaco di Pontinia) “ritiene necessario avviare una azione di sensibilizzazione affinché la Regione modifichi la sua politica in materia di smaltimento dei rifiuti”. Ornella De Meo (Sindaco di Fondi) “ritiene necessario fare pressioni affinché la Regione modifichi il piano regionale dei rifiuti e consenta una gestione autonoma da parte dei comuni”. Vincenzo Giovannini (consigliere di Aprilia) “parla della necessità di avviare un percorso che consenta di rendere la gestione del ciclo dei rifiuti autonoma in funzione delle esigenze del territorio”. Alessio Pacione (consigliere di Monte San Biagio) “ritiene necessario assumere una posizione politica forte di contrasto nei confronti della Regione”. Il vice Presidente del Consiglio della Provincia di Latina Giovanni Bernasconi (consigliere di Sezze) “propone che le modifiche proposte (dal Consiglio provinciale, ndr) vengano approvate in sede di Assemblea dei Sindaci”.
Nessuno di loro, però, ha parlato di raccolta domiciliare dei rifiuti, anche detta porta a porta, unica e vera alternativa al business ‘mortale’ delle discariche, inceneritori e biogas.
I sindaci cosa decideranno di fare?
Bacino 1 nord: Aprilia, Cisterna, Cori, Latina, Norma, Rocca Massima.
Bacino 2 Centro: Bassiano, Campodimele, Fondi, Lenola, Maenza, Monte San Biagio, Pontinia, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Sezza, Sonnino, Sperlonga, Terracina.
Bacino 3 sud: Castelforte, Itri, Gaeta, Formia, Minturno, Santi Cosma e Damiano, Spigno, Ponza e Ventotene”.
Ognuno di questi mini-bacini potrebbe ospitare una nuova discarica, un nuovo inceneritore, un nuovo TMB e un nuovo ‘bio’gas. Ma l’ultima parola spetterà all’Assemblea dei sindaci, come stabilito dal Consiglio Provinciale di Latina.