E poi mancanza di umanità e di rispetto, superficialità, partorienti che raccontano di essere state persino sbeffeggiate da chi doveva accompagnarle e sostenerle nel mettere al mondo il loro bebé!
Insomma, un sistema in cui gravidanza e parto diventano una malattia e un calvario anziché un’esperienza naturale e positiva, in cui la protagonista è la mamma.
TESTIMINONIANZE DA BRIVIDO
E le mamme si ritrovano messe all’angolo, come corpi-macchine in mano a tecnici, magari giudicate perché «mi lamentavo, dicevano che esageravo e non ero capace di spingere». «Mi sono sentita stuprata», «ho ancora gli incubi», «non posso più avere figli», «mi hanno resa incontinente, ho ancora problemi sessuali». In molte hanno iniziato a raccontare pubblicamente, su internet, questi e altri drammi attraverso la comunità di #bastatacere su Facebook. 70mila persone al giorno hanno visitato e commentato la pagina. Un fatto eccezionale.
VERITÀ E SANITÀ (SANA) DAL BASSO
#bastatacere ha portato alla luce (è proprio il caso di dirlo) i tanti, troppi e ancora troppo poco conosciuti abusi, violenze, negligenze e maltrattamenti in sala parto. Nel settore lavorano professionisti magnifici e pieni d’amore, che covano la frustrazione di dover lavorare in mezzo a certe aberrazioni, calpestando la propria scienza e coscienza. A organizzare e curare questa campagna di sensibilizzazione e informazione dal basso che squarcia l’omertà sono ora proprio le donne.
In primissima linea anche molte mamme attiviste della zona in cui esce il nostro giornale. In 15 giorni, dal 4 al 19 aprile, hanno raccolto una valanga di testimonianze agghiaccianti da tutta Italia. «Ogni giorno vediamo e assistiamo madri che hanno subito abusi di vario tipo durante il parto e non solo, che poi disturbano l’allattamento al seno», dice a il Caffè Michela Cericco, che da Genzano si prodiga sul territorio a sostegno delle neo-mamme con l’associazione “La Goccia Magica”. Con loro ha accolto e curato le testimonianze sul web anche l’associazione “Città delle mamme” di Frascati e tante associazioni, gruppi e mamme del nostro territorio hanno aiutato a divulgare l’iniziativa.
ADESSO TOCCA ALLE ISTITUZIONI
«Da tempo lo diciamo alle istituzioni, che magari ascoltano pure ma ci chiedono i dati per poi muoversi», prosegue la Cericco. Ebbene ora i dati iniziano ad arrivare. «Nei 15 giorni della campagna on line #bastatacere abbiamo raccolto oltre mille testimonianze – rendiconta l’attivista, cifra statisticamente assai significativa – e a breve le elaboreremo tirandone fuori dei dati organizzati». Altri dati arriveranno e chi di dovere non potrà dire “non sapevo” o minimizzare. «L’esperienza prosegue con l’Osservatorio Sulla Violenza Ostetrica nazionale, continueremo a raccogliere i dati mediante un questionario che le mamme potranno compilare sulla pagina Facebook #bastatacere e così potremo far emergere in modo sempre più preciso e ampio il fenomeno e individuare soluzioni».
PROPOSTA DI LEGGE
Intanto in Parlamento su loro impulso è stata presentata una proposta di legge che prevede il reato di violenza ostetrica. Avanzata dall’on. Adriano Zaccagnini, la proposta prevede anche norme per un effettivo rispetto dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico.
Non è per legge che si può imporre e far sbocciare amore e professionalità al 100%, ma certo è un segnale importante e dirompente. Del resto linee guida e raccomandazioni ufficiali esistono già, ma vengono sistematicamente violate.
Già nel 2012, del resto, un’inchiesta dell’allora Ministro della Salute Balduzzi scoprì il vizietto di falsificare le cartelle cliniche o di non scriverci l’avvenuta esecuzione di certe pratiche sulle partorienti. Ad esempio l’episiotomia (taglio della vagina) spesso e volentieri non viene nemmeno proposta alla donna, prima di praticarlo, e viene taciuta nei documenti clinici.