«I manufatti realizzati nei 706 ettari, tutti e senza eccezioni, sono sprovvisti di qualsivoglia requisito: non ci sono titoli di proprietà, non ci sono i permessi urbanistici, non ci sono scarichi in fogna, non ci sono le autorizzazioni sanitarie: insomma, non c’è niente di niente che possa anche lontanamente far pensare alla legalità», dichiarava Tantari in consiglio comunale nel maggio 2013. Parole registrate nella stenotipia. «Allo scrivente risulta – continuava allora Tantari – che anni fa furono eseguite dal corpo di Polizia municipale almeno 200 verbalizzazioni di attività commerciali presenti nella zona, trovate dagli agenti sprovviste appunto dei requisiti essenziali per poter operare. Tali pratiche giacciono da tempo presso il comando dei Vigili», sosteneva il consigliere. A quanto pare il dirigente dell’area tecnica gli ha fornito, a voce, spiegazioni così complete e convincenti da non aver più bisogno di farle mettere nero su bianco.
A scoprire che Tantari aveva fatto marcia indietro è stato il consigliere Luca Fanco, che ha fatto richiesta di accesso agli atti lo scorso 6 aprile, chiedendo appunto di poter visionare la risposta scritta all’interrogazione del 2013. Un atto che si è scoperto non esistere, dato che Tantari si era dichiarato non più interessato.