Il Caffè lo aveva incontrato la prima volta nel 2011, candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle in quelle amministrative. Coi grillini ancora lontani dall’alluvione di consensi che avrebbero mietuto in seguito, ottenne 1.055 voti, pari all’1,3% delle preferenze. Tornammo a trovarlo due anni dopo («sembra passato un secolo – esclamò lui»), all’indomani di quelle politiche che registrarono lo tsunami di voti verso il movimento grillino capace di catapultarlo in Senato, eletto nella circoscrizione Lazio 2. Poi i primi scricchiolii coi pentastellati: il 17 marzo 2013 dichiara di aver votato Pietro Grasso al ballottaggio per l’elezione del presidente della camera alta, in contrapposizione alla linea del partito che indicava scheda bianca. Dopo aver denunciato la presenza di correnti interne al movimento, il 22 dicembre 2014 ha presentato le dimissioni da senatore, in dissenso con la nomina del direttorio. Dimissioni respinte, ma Vacciano è stato comunque espulso dal gruppo parlamentare 5 Stelle, entrando a far parte del gruppo misto.
Cosa è successo?
«Semplicemente, non mi rispecchiavo più nel Movimento, diventato altro da ciò che conoscevo. Verticismo esasperato, l’emergere di individualità e personalismi – Di Maio, Di Battista, figure lontane anni luce da me -, la ricerca esasperata dell’immagine e del consenso a colpi di click non avevano niente a che vedere col gruppetto di sognatori in cui mi riconoscevo quando ci incontravamo sotto i pini di piazza del Quadrato. Il motivo? Probabilmente il Movimento non ha retto alla valanga di voti, paradossalmente troppi. Una rivoluzione culturale si fa in 15/20 anni, non in tre mesi: molti sono rimasti spiazzati e non sono stati capaci o hanno rinunciato a proseguirla».
Lei è comunque ancora in Senato.
«Mi sono dimesso altre due volte, il 17 febbraio 2015 e il 16 settembre dello stesso anno; in entrambi i casi l’assemblea le ha respinte. Sto preparando la terza riproposizione. Sono stato eletto nelle liste dei 5 Stelle, è giusto che al posto mio vada qualcuno che ci si riconosca».
Anche perchè – scusi la franchezza – grazie alle liste bloccate il voto è andato al gruppo, e la sua elezione è avvenuta solo in fuzione della posizione in graduatoria: al suo posto potrebbe esserci il signor X.
«Io sono il signor X – replica asciutto –: sono cosciente che nessuno mi abbia votato, e auguro a chi si è espresso a favore dei 5 Stelle che il mio posto venga preso da chi oggi si senta organico alla formazione».
Non ci si può esimere da un passaggio sulla scomparsa del cofondatore.
«Non ho mai conosciuto Casaleggio – confida Vacciano -; ci siamo sentiti in un’unica circostanza, telefonicamente. Da quanto so, purtroppo, a causa della malattia era già out da tempo. Ora il testimone è al figlio Davide e allo “staff”, entità astratta e metafisica, un gruppo praticamente inavvicinabile. Altro non so dirle».
Si mormora che vi sia un disegno per monopolizzare i tre seggi parlamentari spettanti a Latina, evitando che si candidino latinensi o apriliani, invisi al vertice.
«Fantapolitica. Anche perchè non conosciamo le regole delle selezioni per le prossime nazionali. Ma ripeto, non me ne interesso più».
Veniamo a Latina e alla mancata certificazione di un meetup per le prossime amministrative: una bella fetta di elettorato orfano: che fine faranno quei voti?
«Non credo andranno a rimpinguare eventuali civiche proposte dagli stessi esponenti dei meetup, non hanno costrutto sul territorio. Dove finiranno? Parte all’astensionismo, parte a Latina Bene Comune, con cui c’è una certa attinenza. I Forconi? Ho simpatia per Calvani, ma sono ancora troppo pervasi – per così dire – dal casinismo, dalla furia distruttiva. Pochi si butteranno di là».
Punti un euro su chi vince a Latina, senatore.
«Un paio di mesi fa avrei scommesso su un ballottaggio PD – 5 Stelle. Oggi non so: il peggior nemico di Forte mi pare proprio il PD, a una larga fetta del suo stesso partito non piace. A destra è tutta una comica: cinque o sei candidati organici alle passate fallimentari amministrazioni che si sbracciano a presentarsi come “nuovi”. I 5 Stelle non ci sono. Non mi sorprenderei dell’exploit di una civica».
Una delle sue battaglie storiche è quella relativa alla discarica di Montello.
«Me ne occupo da prima di cimentarmi nell’attività politica. Denunciammo l’estrema vicinanza dell’amministrazione latinense ai gravi fatti sulla gestione dei rifiuti. I connubi tra Bruno Landi, amministratore delegato di Ecoambiente e Latina Ambiente, “cerniera” fra il gruppo Cerroni, e le strutture politico-amministrative della Regione Lazio. E la situazione dei residenti, costretti a convivere con puzze e fumi nauseabondi.
A parte gli sviluppi giudiziari, mi pare che si siano fatti pochi passi avanti. La soluzione a medio termine è certo la chiusura – continua accigliato Vacciano –, ma l’obiettivo nel breve periodo non può certo essere l’inceneritore o il tritovagliamento (tritare e centrifugare tutto quel che finisce nei cassonetti per procedere alla separazione, poi la cosiddetta “frazione secca” viene bruciata negli inceneritori, ndr); un sistema che spreca risorse e inquina, garantendo grandi profitti solo ai gestori degli impianti».
Come se ne esce?
«Con una differenziata spinta, porta a porta o meglio condominiale. Che arrivi al 75% e oltre, standard europei, non al 35 attualmente dichiarato, se poi è reale. Una raccolta vigliata, che premi i virtuosi e sanzioni chi sgarra».
Ha seguito la vicenda delle falde inquinate a Sabotino?
«Anche lì, bel mistero: acqua contaminata da cloruro di vinile, materiale estraneo all’attività della centrale nucleare. Quindi l’area è stata utilizzata anche come discarica? Da chi? Possibile si potesse entrare impunemente, coi camion, in un’area vigilata come quella di un impianto atomico? Per buttarci cosa? Tutte domande cui esigiamo una risposta».
Lei per sua stessa volontà non sarà più Senatore. Tornerà a lavorare in chiave locale?
«Non ho mai smesso. MI dedicherò ancor di più all’attività civica, non alla politica. Voglio continuare ad essere utile alla mia comunità. Ma senza schierarmi».