Il vento è cambiato, a Latina. Questa mattina circa 600 braccianti agricoli indiani della comunità sikh sono scesi in piazza per chiedere alle autorità locali, con l’aiuto della Flai Cgil, di In Migrazione e del Forum Immigrazione il riconoscimento formale e sostanziale della loro dignità di esseri umani e lavoratori. Sono scesi in piazza per protestare contro le disumane condizioni di lavoro a cui sono costretti: turni di 14 ore, pagati 2 € all’ora spesso in nero, senza alcuna garanzia. Chiedono anche la convocazione di una task force specificatamente costituita presso la Prefettura di Latina, affinché le Istituzioni e la Direzione Territoriale del Lavoro intensifichino gli sforzi nel controllare le aziende che non rispettano leggi e contratti. Marco Omizzolo, organizzatore dell’evento, è sceso in piazza insieme agli indiani sikh spiegando, la sera prima del grande evento, le motivazioni del suo interesse alla causa: «Sei anni fa andai a lavorare nei campi agricoli come bracciante insieme ad alcuni indiani. Lo scopo era di completare i miei studi di dottorato. Il padrone ci disse che ci avrebbe pagato due euro l’ora. Un ragazzo indiano si alzò, lo chiamò per nome e gli chiese perché solo due euro. E lui rispose che doveva tornare al suo posto e abbassare la testa. Domani mattina i braccianti indiani manifesteranno in piazza della Libertà a Latina per chiedere diritti, giustizia e legalità.Molto è stato fatto ma domani vinceranno loro, i braccianti. Domani non abbasseremo la testa. Domani chiederemo giustizia, legalità, rispetto. E quel padrone dovrà solo vergognarsi».
18/04/2016