Dovrebbe essere un bene da tutelare ad ogni costo ma troppo spesso, nel passato come nel presente, l’ecosistema dunale si è chinato al cospetto degli interessi turistici ed edilizi del litorale laziale. L’importanza paesaggistica, ambientale e naturale dei depositi silicei che da Anzio a Fondi proteggono il territorio sin dall’epoca del Cenozoico è un fattore dal quale non si può prescindere, pena la distruzione di quanto di più prezioso offre la natura in provincia di Latina. La questione, su cui si è dibattuto a lungo, è tornata d’attualità con il paventato ampliamento del porto di Anzio le cui ricadute potrebbero essere disastrose in termini di erosione delle spiagge, integrità delle dune e ripercussioni sugli habitat umidi. Mentre politici, studiosi e geologi lanciano l’allarme, dal Parco Nazionale del Circeo arrivano i primi interventi concreti per preservare la duna, nuovamente minacciata anche dall’ultima ondata di maltempo. Il primo passo verso un intervento concreto, naturalmente, è quello di verificare lo stato dei luoghi motivo per cui, tramite regolare gara d’appalto, l’Ente Parco ha incaricato una società di analizzare ogni struttura fissa o mobili presente sul litorale di Sabaudia. A finire sotto la lente d’ingrandimento saranno dunque piscine, pavimentazioni stagionali, parcheggi, staccionate, locali, gazebo, solarium e persino recinzioni. Il pool di tecnici, formato da un architetto, un ingegnere ambientale, un geologo e un biologo, si sta concentrando in particolare sul piede della duna ovvero sul punto di contatto tra il promontorio e la spiaggia. Per 90 giorni, insomma, il lungomare sarà sorvegliato speciale. Solo al termine di questi tre mesi, quando la relazione tecnica sarà stata ultimata, si potranno valutare eventuali interventi per limitare al minimo la pressione dell’uomo sull’ambiente naturale. Qualora il verdetto degli esperti dovesse essere preoccupante, considerata l’importanza del tratto di duna che ricade nell’Ente Parco, non è escluso che si possa arrivare a chiedere misure straordinarie anche in altri tratti di costa.
A seguito degli studi condotti del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma, eseguiti per conto della Regione Lazio, a intervenire sul caso è stato alla fine dello scorso anno il geologo di Sabaudia Nello Ialongo secondo il quale il potenziamento del porto di Anzio è destinato a segnare la fine dell’ecosistema dunale delle cittadine rivierasche pontine. Lo stesso, nella lunga nota, non ha mancato di riportare i dettagli anche di un altro studio condotto da geologi di grande fama secondo i quali la realizzazione di opere portuali a mare potrebbe arrecare un grave pregiudizio alla tutela degli arenili lungo la costa in esame, sia per l’occupazione fisica del porto stesso in abito molto esteso, sia per gli effetti che tale opera potrebbe avere sull’erosione, sull’integrità delle dune, sugli habitat umidi del Parco Nazionale del Circeo e sui fondali marini tra Capo Portiere e Lago di Caprolace. Risale invece alla fine dello scorso anno una delibera di intenti votata all’unanimità dal consiglio comunale di Sabaudia contro il porto di Anzio.