FALLISCE IL CONCORDATO PREVENTIVO
Lo scorso 5 agosto, come dichiarato al nostro giornale dall’Amministratore Delegato, o A.D., di Formalba srl (leggi Il Caffè n. 338) Massimo Bareato, la società aveva depositato in Tribunale una bozza di concordato preventivo, ovvero una sorta di piano anti-crack. Questo documento, secondo i vertici dell’azienda, avrebbe dovuto evitare il tracollo di ‘mamma’ Albafor spa, permettere il pagamento di gran parte dei debiti del passato e, soprattutto, evitare che Formalba srl diventasse il “salvadanaio” su cui i creditori avrebbero potuto avventarsi in caso di prolungata insolvenza. Il pacchetto di misure ‘anti-bancarotta’, sempre secondo i proponenti, avrebbe dovuto infine anche risolvere i problemi storici che da anni lamentano sindacati e lavoratori: pagamento con grosso ritardo degli stipendi, carenza di fondi per svolgere corsi di formazione del personale docente e amministrativo, assenza del materiale per le lezioni, piano di rilancio aziendale, eccetera. L’A.D. Bareato aveva annunciato al nostro giornale (leggi il Caffè n. 337 e n. 338) che entro marzo ogni problema sarebbe stato risolto. In attesa di sapere cosa decideranno i giudici, i lavoratori continuano a non percepire lo stipendio da 6 mesi.
FACCIA A FACCIA BAREATO-LAVORATORI
Nei giorni scorsi la società ha ritirato la richiesta di concordato preventivo. La notizia è stata comunicata dall’A.D. Bareato ai lavoratori nel corso di un concitato faccia a faccia avvenuto presso la sede aziendale di Cecchina venerdì pomeriggio 19 febbraio. A fine novembre, il sindaco Nicola Marini (leggi Il Caffè n.341) aveva annunciato ai rappresentanti sindacali regionali e dell’azienda che una copia del piano di rientro era stata inviata anche alla Corte dei Conti, un Tribunale specializzato nell’analisi delle spese e dei conti delle pubbliche amministrazioni, per avere un parere preventivo. Ma ora tutto è precipitato.
COINVOLTI ANCHE I VERTICI POLITICI
Intanto, il prossimo 10 marzo alle ore 11 il Tribunale di Velletri (leggi Il Caffè n. 331) deciderà se rinviare a giudizio o archiviare le imputazioni a carico del sindaco in carica, Nicola Marini, e il suo predecessore, Marco Mattei, un procedimento giudiziario nato dalle innumerevoli querele penali depositate in Procura negli anni passati dall’ex consigliere comunale Nabil “Bibbi” Cassabgi. Ora, secondo i Magistrati i due avrebbero adottato provvedimenti in violazione della legge per mantenere in vita una sorta di presunto “carrozzone pubblico” appesantito da assunzioni “facili” di parenti e amici, creando danni sulle casse del Comune per circa 6 milioni di euro. Scrive nell’ordinanza dei mesi scorsi il il Giudice per le Indagini Preliminari, Alessandra Ilari “se pure fosse vero che la garanzia offerta dal sindaco Marini con la lettera di patronage per 4 milioni e 600mila euro avesse evitato dei licenziamenti, tanto non implicherebbe il perseguimento di un interesse generale, al più quello dei singoli che hanno evitato il licenziamento. Dunque è necessario accertare chi siano i docenti e gli impiegati e quali rapporti i medesimi eventualmente abbiano con gli indagati o comunque con gli amministratori di Albano”.
UNA SOLUZIONE PER SALVARE FORMALBA?
Fermo restando che i vari procedimenti giudiziari andranno avanti secondo il corso previsto dalla legge, ci sembra che si stia comunque tentando di trovare una soluzione per non affondare anche Formalba Srl, i suoi mille e più studenti e 142 dipendenti. La situazione è comunque molto complessa e la possibilità di un salvataggio appare molto complessa.
Su richiesta del PM Giuseppe Travaglini, l’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri avrebbe disposto nei confronti di persone, che sono anche nell’attuale dirigenza della società Formalba srl, il sequestro di conti correnti, case e beni per un valore di 2 milioni di euro, a tutela del debito dei creditori. Contro questo provvedimento di sequestro giudiziario, come previsto dalla legge: “è ammesso ricorso presso il Tribunale del riesame … che non sospende tuttavia l’esecuzione del provvedimento stesso.” Non è noto se i vertici dell’azienda si siano opposti alla decisione del GIP.