La trasparenza è la principale misura di prevenzione e di lotta alla corruzione e alla mala gestione della cosa pubblica. Per questo ormai da tre anni, con il D.Lgs. n. 33/2013, tutte le amministrazioni locali devono mettere a disposizione dei cittadini gli atti di loro competenza per informarli su come stanno svolgendo l’attività amministrativa. Si tratta di un’opportunità per funzionari e politici onesti per evidenziare il corretto andamento delle azioni svolte. La mancata trasparenza, infatti, dalle nostre parti ha reso possibili vicende per le quali dopo parecchi anni non è ancora stata fatta chiarezza. Ne sono esempi la riscossione dei tributi comunali tramite l’ASER di Aprilia, che coinvolgeva anche i Comuni di Ardea, Pomezia e Nettuno (attraverso la Nettuno Servizi), oppure la scissione concordataria della Volsca Ambiente SpA nel 2010 per la gestione del ciclo dei rifiuti nei Comuni di Velletri, Albano, Lariano e Anzio, per non parlare delle vicende Latina Ambiente (oggi in fase di liquidazione), Terracina Ambiente (dichiarata fallita) e Albafor (per cui è stato chiesto il fallimento). Tutte questioni penalizzanti per i cittadini, spesso accompagnate anche da danni erariali per le casse delle stesse amministrazioni pubbliche. Ed invece di accogliere questa opportunità, le nuove norme sembrano esser state interpretate dagli stessi soggetti come l’ennesima imposizione di obblighi.
Dal controllo che abbiamo effettuato nei rispettivi siti Internet, proprio le società partecipate e controllate dai nostri Comuni risultano ben lontane dall’interpretazione autentica e dall’applicazione completa delle norme sulla trasparenza amministrativa. Tali norme infatti prescrivono la pubblicazione sistematica di importanti dati e informazioni in capo sia all’ente controllore che all’azienda partecipata o controllata che si occupa di servizi pubblici (acqua, rifiuti, trasporti, ecc.), anche se si tratta di una società di diritto privato. Dal loro lato i Comuni devono inserire e aggiornare annualmente sul proprio sito Internet i seguenti dati: l’elenco di tutte le società verso le quali ha il potere di nominare gli amministratori, quali funzioni questi svolgano e con quale retribuzione, una rappresentazione grafica (con istogrammi o le cosiddette “torte”) che evidenzi l’entità delle azioni detenute nella società partecipata con la relativa percentuale, la ragione sociale e la durata della società, l’onere economico complessivo gravante annualmente sul bilancio dell’ente pubblico e i risultati di bilancio degli ultimi 3 esercizi finanziari. La stessa legge prescrive che se questi dati non vengono resi pubblici l’amministrazione interessata non può erogare a loro favore qualsiasi somma che ne modifichi i risultati di bilancio.
Allo stesso tempo le società partecipate hanno l’obbligo di pubblicare nel proprio sito: gli atti di nomina dei loro amministratori e la durata del loro incarico, i compensi da questi percepiti, le spese rimborsate con fondi della società per viaggi di servizio e missioni, eventuali altre cariche assunte in altri enti pubblici e privati in potenziale conflitto di interessi e le rispettive dichiarazioni dei redditi, inclusa la situazione patrimoniale personale e dei coniugi.
In tutti e cinque i siti delle società che abbiamo controllato però (Acea Ato 2, Volsca Ambiente, Capo d’Anzio, Acqualatina e Latina Ambiente) buona parte di queste informazioni, quelle che più interessano i cittadini, non le abbiamo trovate. In qualche caso addirittura (Volsca Ambiente e soprattutto Acqualatina) le pagine e i “link” risultano pressoché illeggibili sullo schermo del computer. Tra l’altro le poche informazioni che abbiamo trovato fanno riferimento ad obblighi normativi e a rimandi di leggi (articoli, commi, lettere, etc.) che al cittadino non dicono assolutamente nulla. In sostanza, ancora una volta siamo di fronte alla dimostrazione di quale pasta è fatta quella Casta che della trasparenza non sa cosa farsene, neanche per migliorare la considerazione dei cittadini nei suoi confronti.
Dal controllo che abbiamo effettuato nei rispettivi siti Internet, proprio le società partecipate e controllate dai nostri Comuni risultano ben lontane dall’interpretazione autentica e dall’applicazione completa delle norme sulla trasparenza amministrativa. Tali norme infatti prescrivono la pubblicazione sistematica di importanti dati e informazioni in capo sia all’ente controllore che all’azienda partecipata o controllata che si occupa di servizi pubblici (acqua, rifiuti, trasporti, ecc.), anche se si tratta di una società di diritto privato. Dal loro lato i Comuni devono inserire e aggiornare annualmente sul proprio sito Internet i seguenti dati: l’elenco di tutte le società verso le quali ha il potere di nominare gli amministratori, quali funzioni questi svolgano e con quale retribuzione, una rappresentazione grafica (con istogrammi o le cosiddette “torte”) che evidenzi l’entità delle azioni detenute nella società partecipata con la relativa percentuale, la ragione sociale e la durata della società, l’onere economico complessivo gravante annualmente sul bilancio dell’ente pubblico e i risultati di bilancio degli ultimi 3 esercizi finanziari. La stessa legge prescrive che se questi dati non vengono resi pubblici l’amministrazione interessata non può erogare a loro favore qualsiasi somma che ne modifichi i risultati di bilancio.
Allo stesso tempo le società partecipate hanno l’obbligo di pubblicare nel proprio sito: gli atti di nomina dei loro amministratori e la durata del loro incarico, i compensi da questi percepiti, le spese rimborsate con fondi della società per viaggi di servizio e missioni, eventuali altre cariche assunte in altri enti pubblici e privati in potenziale conflitto di interessi e le rispettive dichiarazioni dei redditi, inclusa la situazione patrimoniale personale e dei coniugi.
In tutti e cinque i siti delle società che abbiamo controllato però (Acea Ato 2, Volsca Ambiente, Capo d’Anzio, Acqualatina e Latina Ambiente) buona parte di queste informazioni, quelle che più interessano i cittadini, non le abbiamo trovate. In qualche caso addirittura (Volsca Ambiente e soprattutto Acqualatina) le pagine e i “link” risultano pressoché illeggibili sullo schermo del computer. Tra l’altro le poche informazioni che abbiamo trovato fanno riferimento ad obblighi normativi e a rimandi di leggi (articoli, commi, lettere, etc.) che al cittadino non dicono assolutamente nulla. In sostanza, ancora una volta siamo di fronte alla dimostrazione di quale pasta è fatta quella Casta che della trasparenza non sa cosa farsene, neanche per migliorare la considerazione dei cittadini nei suoi confronti.
IL DONO DELL’UBIQUITÀ
Tra gli obblighi non rispettati in capo alle società partecipate c’è quello di pubblicare i curriculum vitae degli amministratori per permettere agli utenti di valutare quanto siano idonei i soggetti nominati a ricoprire gli incarichi assegnati: magari se abbiano anche il tempo per ricoprirli. Un problema sempre attuale, viste le vicende Antonio Mastrapasqua e Giovanni Pascone. Con tutto il rispetto per la professione forense, non si contano più gli avvocati che sono stati nominati negli anni passati ai vertici di aziende che si occupano dei nostri servizi essenziali, salvo poi verificare che le loro uniche competenze e compatibilità con tali ruoli erano quelle politiche.
Tra gli obblighi non rispettati in capo alle società partecipate c’è quello di pubblicare i curriculum vitae degli amministratori per permettere agli utenti di valutare quanto siano idonei i soggetti nominati a ricoprire gli incarichi assegnati: magari se abbiano anche il tempo per ricoprirli. Un problema sempre attuale, viste le vicende Antonio Mastrapasqua e Giovanni Pascone. Con tutto il rispetto per la professione forense, non si contano più gli avvocati che sono stati nominati negli anni passati ai vertici di aziende che si occupano dei nostri servizi essenziali, salvo poi verificare che le loro uniche competenze e compatibilità con tali ruoli erano quelle politiche.
CORTE DEI CONTI INIZIA A CONDANNARE
La Corte dei Conti, con la sentenza n. 279/2015, ha condannato l’ex amministratore della società Terme di Fogliano (controllata dal Comune di Latina e partecipata dalla Provincia) Salvatore Apostolico per il danno erariale provocato all’amministrazione comunale. Anche in assenza di condanna penale, per la prima volta nel nostro paese gli amministratori di società controllate sono stati ritenuti responsabili dei danni arrecati all’ente pubblico che li aveva nominati. La vicenda riguardava il riconoscimento del debito vantato dalla società Condotte d’Acqua SpA per lo scavo dei nuovi pozzi a ridosso del lago di Fogliano: luogo che, tra l’altro, la Regione Lazio ha classificato come Sito di Interesse Comunitario (SIC). In base a tale sentenza l’amministratore avrebbe omesso di considerare che nelle clausole contrattuali vi era quella che determinava l’impegno massimo di spesa per il Comune nel caso non si fossero ottenuti i finanziamenti (come poi avvenuto) per realizzare l’intera struttura. Tale impegno massimo era di 2,58 milioni di € (5 miliardi delle vecchie lire) mentre il debito riconosciuto da Apostolico sarebbe stato di 7,2 milioni di €. Tale riconoscimento, per altro avvenuto con comunicazioni “irrituali”, ha determinato il decreto ingiuntivo della Condotte nei confronti del Comune di Latina per un importo di 4,57 milioni di €: lo stesso decreto è poi misteriosamente sparito negli uffici comunali e la sua mancanza di opposizione si è poi trasformata in un enorme buco di bilancio per le casse comunali.
La Corte dei Conti, con la sentenza n. 279/2015, ha condannato l’ex amministratore della società Terme di Fogliano (controllata dal Comune di Latina e partecipata dalla Provincia) Salvatore Apostolico per il danno erariale provocato all’amministrazione comunale. Anche in assenza di condanna penale, per la prima volta nel nostro paese gli amministratori di società controllate sono stati ritenuti responsabili dei danni arrecati all’ente pubblico che li aveva nominati. La vicenda riguardava il riconoscimento del debito vantato dalla società Condotte d’Acqua SpA per lo scavo dei nuovi pozzi a ridosso del lago di Fogliano: luogo che, tra l’altro, la Regione Lazio ha classificato come Sito di Interesse Comunitario (SIC). In base a tale sentenza l’amministratore avrebbe omesso di considerare che nelle clausole contrattuali vi era quella che determinava l’impegno massimo di spesa per il Comune nel caso non si fossero ottenuti i finanziamenti (come poi avvenuto) per realizzare l’intera struttura. Tale impegno massimo era di 2,58 milioni di € (5 miliardi delle vecchie lire) mentre il debito riconosciuto da Apostolico sarebbe stato di 7,2 milioni di €. Tale riconoscimento, per altro avvenuto con comunicazioni “irrituali”, ha determinato il decreto ingiuntivo della Condotte nei confronti del Comune di Latina per un importo di 4,57 milioni di €: lo stesso decreto è poi misteriosamente sparito negli uffici comunali e la sua mancanza di opposizione si è poi trasformata in un enorme buco di bilancio per le casse comunali.
I ‘SOLITI’ ESENTI
Le nuove norme sulla trasparenza amministrativa non si applicano alle società (incluse le loro controllate) che sono quotate nei mercati regolamentati: la Borsa Valori, per intenderci. Questo vuol dire che, ad esempio, il gestore dell’ATO 4 Acqualatina attualmente è soggetto all’obbligo di attuazione di tali norme, mentre la limitrofa Acea Ato 2 (facente parte del gruppo ACEA quotato alla Borsa di Milano fin dal 1999) ne è esente. Questa situazione di “iniquità” si dovrebbe presto risolvere a favore dell’anti-trasparenza con l’ingresso della stessa ACEA nel capitale sociale di Acqualatina.
Le nuove norme sulla trasparenza amministrativa non si applicano alle società (incluse le loro controllate) che sono quotate nei mercati regolamentati: la Borsa Valori, per intenderci. Questo vuol dire che, ad esempio, il gestore dell’ATO 4 Acqualatina attualmente è soggetto all’obbligo di attuazione di tali norme, mentre la limitrofa Acea Ato 2 (facente parte del gruppo ACEA quotato alla Borsa di Milano fin dal 1999) ne è esente. Questa situazione di “iniquità” si dovrebbe presto risolvere a favore dell’anti-trasparenza con l’ingresso della stessa ACEA nel capitale sociale di Acqualatina.
24/02/2016