PERMESSO SPECIALE PER I DETENUTI
L’intera piazza è stata presidiata da Polizia Locale e da Polizia Penitenziaria: hanno potuto prendere parte alla messa quattro detenuti in carcere, tra cui i due figli del deceduto, ed altri appartenenti all’etnia che sono ristretti agli arresti domiciliari. Mentre questi ultimi hanno potuto raggiungere la Chiesa autonomamente, gli altri sono stati accompagnati dagli agenti, previa richiesta di permesso speciale, e dopo la messa hanno potuto salutare per l’ultima volta Antonio al cimitero.
I REATI DEL CAPO DEGLI ZINGARI
La fedina penale sporca è per Antonio quasi un’eredità. La madre era parente dei Casamonica, il padre fu ucciso da un’autobomba a Capoportiere nel 2003 ed il nipote, conosciuto come Patatone, è stato condannato per l’omicidio di Fabio Buonamano. Per i Di Silvio, noti a Latina per svariati reati tra cui il recente coinvolgimento nell’operazione Don’t Touch, Antonio era il capo supremo. Vari i reati di cui si è macchiato nei suoi 75 anni di vita: invasione di terreni, furto, violazioni in materia edilizia, traffico e produzione di stupefacenti, porto abusivo di armi, sequestro di persona ed estorsione. Poi la malattia che ha lentamente spento Antonio fino alla morte. Per tutte queste ragioni la decisione da parte della Questura di Latina di vietare cavalli, carrozze e petali di rosa. Le regole sono chiare per tutti: niente rito solenne per chi si è macchiato di gravi reati nel corso della sua vita.