Parliamo di Eras Lazio (Epidemiologia, Rifiuti, Ambiente e Salute), prestigioso e accreditato programma di valutazione igienico-sanitaria. che studia la correlazione diretta tra la gestione dei rifiuti indifferenziati e la salute umana. Una lente d’ingrandimento utile e necessaria specialmente in zone come quelle dove esce il nostro giornale, in cui molte persone vivono o lavorano nei pressi delle discariche di Latina, al confine con Nettuno, e di Albano, al confine con Ardea e Pomezia, o di impianti di trattamento meccanico biologico TMB come quello di Aprilia in zona Selciatella (non studiato dall’Eras) dove la spazzatura indifferenziata viene suddivisa, sminuzzata e poi inviata ad interramento o incenerimento.
Ma la popolazione interessata è più ampia e riguarda le zone vicino alle discariche della popolosa Guidonia e di Bracciano e presso gli inceneritori di Colleferro, San Vittore (70 km da Latina) e Roma e dei TMB di Viterbo o Colfelice (Fr).
STUDI SERI E UTILISSIMI
ERAS Lazio è coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Sistema sanitario nazionale e dall’Agenzia per la protezione ambientale del Lazio, ma si avvale anche della collaborazione di Enti sanitari pubblici e privati di fama nazionale e internazionale. ma anche dagli impianti
CHE FINE HANNO FATTO GLI AGGIORNAMENTI?
Strumento principe per divulgare i dati è stato per diverso tempo il sito internet www.eraslazio.it. Ma purtroppo oggi tutto appare fermo al 4 febbraio 2014. In passato nuovi studi e approfondimenti sanitari venivano pubblicati di continuo, anche più volte al mese. Del resto, Eras Lazio è nato proprio con lo scopo – si legge nelle due leggi regionali che l’hanno costituito – di “fornire ai cittadini, agli amministratori pubblici ed agli esperti del settore, informazioni aggiornate e approfondite sullo stato di salute della popolazione che vive nei pressi dei siti in cui avvengono i processi di raccolta, trasformazione e/o smaltimento dei rifiuti urbani”.
CITTADINI AL BUIO
Dati medici incontrovertibili sul piano scientifico che sono stati resi pubblici per intero, almeno fino a due anni fa. A differenza di quanto avviene, di solito, per le ricerche sanitarie, specie se relative a settori industriali considerati strategici e al centro di fortissimi interessi economici e politici, come quello dei rifiuti. Per questo motivo, le ricerche epidemiologiche di Eras Lazio sono finite sulla scrivania dei magistrati e Carabinieri che tra gennaio e maggio del 2014 hanno prima arrestato e poi portato alla sbarra la presunta lobby del settore rifiuti della Regione Lazio (leggi il Caffè n. 281). Grazie agli studi sanitari dei super-medici di Eras Lazio, la correlazione diretta tra i siti in cui si “trattano” rifiuti indifferenziati nel Lazio e parametri clinici quali l’abbassamento della qualità e della durata della vita di grandi e piccini, il numero di aborti e le malformazioni neonatali, sono divenute oggetto di dibattito anche all’interno della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Le analisi shock del progetto Eras Lazio sono state oggetto anche di una nostra inchiesta giornalistica che ha destato un certo scalpore (leggi il Caffè n. 282, 30 gennaio 2014) e portate prepotentemente all’attenzione dei cittadini e del dibattito pubblico.
PERCHÉ TUTTO TACE ORA?
Quello di Eras Lazio appare come un black out ingiustificato e ingiustificabile. Difatti, per evitare la cronica carenza di fondi del settore sanità, le due leggi regionali che hanno istituito Eras Lazio prevedono appositi stanziamenti extra per pagare personale, strutture, consulenze specialistiche anche esterne eccetera. Ma allora quali sono i problemi che hanno ostacolato, in questi due ultimi anni, le normali attività di questo importante e valido progetto? E, soprattutto, quando vi sarà la prossima pubblicazione dei dati epidemiologici? Il Caffè l’ha chiesto al nuovo Assessore all’Ambiente con delega ai rifiuti, Mauro Buschini, che “coordina – come previsto dalla legge – l’intero progetto Eras Lazio”. Ma anche ai due direttori di Arpa Lazio e Asl Rm-E, co-responsabili delle attività di studio e ricerca di Eras Lazio. Le risposte, mentre scriviamo, non sono ancora arrivate, ma attendiamo fiduciosi. Speriamo solo che questo prezioso progetto non si trasformi nell’ennesima cattedrale abbandonata nel deserto. In questo caso, la perdita sarebbe davvero troppo grave. Tanto più che continuano a proliferare progetti di impianti per la lavorazione dei rifiuti, con una impressionante concentrazione proprio tra Roma sud e l’Agro pontino.
24 mesi senza Eras Lazio. Nel corso di questo periodo, nel panorama degli impianti industriali che trattano rifiuti più o meno indifferenziati, discariche, inceneritori e impianti TMB (che preparano l’immondizia indifferenziata per le discariche o per gli inceneritori) si sono aggiunti anche i cosiddetti “bio” gas e “bio” metano. Si tratta di fabbriche, più o meno grandi, che ricevono prevalentemente decine di tonnellate di rifiuti umidi, ovvero avanzi alimentari e sfalci erbacei, olii esausti, deiezioni animali, ma spesso anche scorie d’inceneritori, fanghi di depurazione delle fogne, altri scarti industriali, etc. Stanno conquistando il mercato e soppiantando i vecchi inceneritori, sostenuti da una pioggia di fondi pubblici. Ma, soprattutto, Eras Lazio non si è ancora mai occupata di loro. Fosse questo uno dei problemi?