LE PREVISIONI DEL CAFFÈ
A quel tempo ci eravamo sbilanciati nel prevedere che in realtà i tempi sarebbero stati molto più lunghi di quelli annunciati, considerando l’avvicinarsi delle elezioni amministrative della prossima primavera. Visto però come si sono messe le cose in queste ultime settimane, possiamo allungare la previsione di almeno due anni: cioè a dopo le elezioni politiche che si terranno presumibilmente nel 2018.
Il perché è presto spiegato: la Sogin, che di fatto è il soggetto che deve togliere le castagne dal fuoco a tutti, è finita nel caos proprio a causa della mancanza di quella trasparenza che va promettendo su tale scelta.
TEMPI INCERTI E OMBRE
Con una lettera di fuoco indirizzata al Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan alla fine dello scorso ottobre, l’Amministratore Delegato della Sogin, Riccardo Casale, ha rassegnato le sue dimissioni, denunciando una serie di problemi interni al Consiglio di amministrazione: verbali che attendevano da mesi di essere approvati, assenza di convocazioni del CdA stesso da parte del Presidente, tempi di programmazione saltati e “opere soggette a prescrizione VIA che non vengono deliberate con il rischio di illeciti penali”.
TRASPARENZA?
Certo è che qualcosina da controllare su come andavano le cose all’interno della società c’era, e da un bel pezzo pure! Il Caffè lo segnalò con l’inchiesta pubblicata sul numero 290 di due anni fa, in riferimento al deposito “temporaneo” delle scorie della centrale di Borgo Sabotino a Latina costruito da due misteriose società “casalesi” collegate tra loro, poi risultate fallite. Società che risultavano subappaltatrici del Consorzio stabile Aedars di Roma che, a sua volta, era amministrato di fatto dal siciliano Pietro Tindaro Mollica. Un soggetto arrestato dalla Guardia di Finanza l’11 marzo dello scorso anno nell’ambito dell’operazione “Variante inattesa”. Questo risulta dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma.
«Se avete bisogno di informazioni, basta che ci fate una telefonata… » aveva chiosato Sogin per mezzo del suo addetto stampa, dopo la lettura del nostro articolo. «Magari può essere anche il contrario… », rispondemmo noi.
VALZER DELLE DECISIONI
La lettera di dimissioni di Riccardo Casale comunque ha avuto risposta solo nelle settimane scorse: il Ministro Padoan le avrebbe accettate, ma nel frattempo pare che l’Amministratore Delegato, nominato dal precedente governo Letta, abbia cambiato idea. Nella prossima primavera scadrà comunque il mandato di tutto il CdA di Sogin e forse allora, con le elezioni amministrative già passate, si saprà qualcosa di quello che doveva essere già pronto per dicembre: la famosa e temuta Carta Nazionale delle Aree Idonee ad ospitare, a suon di milioni di euro, il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e l’annesso Parco Tecnologico.
Anche in questo caso comunque la scelta finale sarà ancora molto lontana, mentre nel frattempo si avvicineranno altre scadenze elettorali. Avevano annunciato e assai pubblicizzato una consultazione pubblica, da tenersi entro il 2015, coronata da un convegno nazionale. Non se n’è saputo più nulla.
Ai cittadini non resta altro che pagare con le bollette i cosiddetti “oneri nucleari” che nessuno sa, o vuole sapere, quando finiranno.
Con il referendum del giugno 2011 gli italiani ha bocciato nuovamente le centrali nucleari come fonte energetica, ma è rimasta aperta la possibilità per l’industria nucleare italiana di continuare la ricerca nel settore delle centrali atomiche di “quarta generazione”. Si tratta di centrali ritenute intrinsecamente sicure, almeno in ipotesi, perché in grado di fermarsi da sole e senza provocare grandi emissioni di radioattività all’esterno in caso d’incidente. Attraverso l’Ansaldo Nucleare, controllata in ultima istanza dallo stesso governo nazionale, l’Italia è capofila nel progetto ELSY (European Lead-cooled System) un progetto di reattore raffreddato a piombo liquido. La progettazione costa quasi 7 milioni di euro, in buona parte finanziati dall’Unione Europea (Euratom), e l’operazione vede coinvolti una decina di Paesi di tutto il mondo. Alcune prove sperimentali per questo progetto si stanno svolgendo negli ultimi anni presso il centro ENEA del Brasimone: un lago artificiale che si trova nell’Appennino tosco-emiliano. La ricaduta commerciale per questo tipo di impianti è prevista per il 2030.