Lo stesso Stefano Petrini, con determinazione dirigenziale il 31/12/2014 ha fatto assumere al Comune marinese un impegno di spesa per 2,6 milioni di euro a favore della Pontina Ambiente. Il documento che ora sottoscrive è l’atto con il quale la società del Gruppo Cerroni ha provato ad imporre recentemente ai 10 sindaci dei Comuni clienti un aumento consistente delle tariffe – già ora tra le più alte d’Italia – ed una ‘ratifica’ della gestione di quella discarica sin dal 1996. Per poter continuare a seppellire l’immondizia in quella discarica, la ditta cerronista chiede di riconoscere che il essa ha operato “fornendo regolarmente le prestazioni”. Il contrario di quanto affermano magistrati ed investigatori, convinti che quella discarica fosse uno dei santuari della presunta cupola dei rifiuti finita sotto processo. Gran parte dei sindaci ai quali è arrivata la proposta con il colpo di spugna l’hanno bocciata e quello di Albano, Nicola Marini, l’ha bollata come “irricevibile” (leggi il Caffè n. 340).
I COMUNI ‘VITTIME’ AL PROCESSO
La vicenda era stata rivelata dal Caffè dei Castelli (sul n. 341) e non poco imbarazzo è emerso nei palazzi comunali. Ma alla fine a Marino si sono piegati. Senza fiatare sui circa 11 milioni di euro pubblici che secondo magistrati, carabinieri e finanzieri sarebbero stati frodati dai padroni della discarica ai 10 Comuni utenti, a cominciare proprio da Marino, che costituiscono il filone principale al processo sulla discarica di Roncigliano. Perciò 7 Comuni (esclusi Marino, Ardea e Nemi: cosa faranno?) a giugno 2014 si sono fatti avanti come presunte vittime di Cerroni costituendosi parte civile nel processo per la presunta gestione illegale del sito. In soldoni, hanno riconosciuto non solo la fondatezza delle accuse dei magistrati ma hanno anche chiesto un risarcimento economico di circa 20 milioni di euro al Gruppo Cerroni.
DETTI E CONTRADDETTI PREFETTIZI
La Commissaria prefettizia Enza Caporale ha il compito di traghettare il Comune di Marino fino alle prossime elezioni di giugno. Aveva dichiarato al Caffè, attraverso la sua segretaria, che della scottante e cruciale questione che qui raccontiamo si sarebbe occupato il suo successore. Poi ha cambiato idea (leggi il Caffè n. 341). A puntare il dito contro il monopolio dei rifiuti di Cerroni nel processo in corso, vi è anche il Ministero dell’Ambiente che, evidentemente, crede nelle accuse sostenute in giudizio dalle Procure di Velletri e Roma. Marino resta ancora senza alcuna raccolta differenziata. Significa che anziché incassare dal riciclo dei materiali, deve pagare somme sempre più ingenti per farli pretrattare e poi interrare. Roba da quarto mondo.
I cittadini dovranno pure pagare un’ulteriore addizionale del 20% sulla tassa per lo smaltimento in discarica.