LA RICOSTRUZIONE – Era la notte tra il 29 settembre e il 1 ottobre 1975 quando Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sono state sequestrate, torturate e violentate da tre ragazzi conosciuti qualche giorno prima al cinema: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. La prima è stata uccisa nella vasca da bagno, la seconda si salva solo fingendosi morta. Entrambe sono state avvolte nella plastica e buttate nel cofano di una 127 nera nota alle cronache. I loro aguzzini, dopo il massacro contro le due giovani si sono diretti verso Roma, hanno parcheggiato la macchina per andare in cerca di una pizzeria. È solo allora che la Colasanti comincia a battere sul cofano dell’auto, qualcuno la sente e chiama la Polizia. All’arrivo delle forze dell’ordine, purtroppo, l’amica Rosaria è morta.
I DUBBI SULLA MORTE DI GHIRA – Nel luglio del 1976 la sentenza: ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira. I giudici non concessero alcuna attenuante. Andrea Ghira, però, sparisce e non sconta nemmeno un giorno di carcere. Negli anni qualcuno ha sostenuto di averlo avvistato in Kenia, poi in Argentina. Infine, pare sia morto in Spagna, con il nome di Maximo Testa de Andres. Ma dall’analisi del dna mitocondriale restano parecchi dubbi relativi a altezza, errori commessi sulla lapide, cambiamenti a penna nel documento di identità falsificato, solo una foto (senza volto) a testimonianza della morte per overdose. Per tutte queste ragioni anche Donatella Colasanti, poco prima di morire di cancro, si era espressa così: «Andrea Ghira è vivo e sta a Roma, quelli sepolti a Melilla sono i resti di un suo parente, per questo il DNA è lo stesso». La stessa si era battuta perché Izzo restasse in carcere. Ma nel 2004 ottenne a semilibertà dal carcere di Campobasso, per andare a lavorare in una cooperativa. Il 28 aprile 2005, Izzo uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano, moglie e figlia di Giovanni Maiorano, ex affiliato (poi pentito) della Sacra corona unita che Izzo conobbe in carcere.