Il 6 gennaio del 1913 a Roccagorga, durante una manifestazione di contadini contro la cattiva amministrazione comunale, ritenuta colpevole delle pessime condizioni igienico-sanitarie del paese e di trascurare gli interessi comunitari, l’esercito aprì il fuoco causando la morte di sette persone, tra cui due donne e un bambino, e il ferimento di altre quaranta. Una pagina di storia significativa per il movimento contadino e operaio italiano, che fece luce sulle dure condizioni di vita dei braccianti del Lazio meridionale. Il nome di Roccagorga, fin allora sconosciuto ai più, finì sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali e sulle cronache di quelli europei. Il giovane direttore dell’ “Avanti!” Benito Mussolini per settimane dedicò alla tragedia rocchigiana inchieste, articoli e titoli memorabili, uno di questi, “Assassinio di Stato”, gli costò un processo a Milano.
Secondo Antonio Gramsci la cosiddetta “Settimana rossa” che a partire da Ancona agitò l’Italia nel giugno del 1914, ebbe la sua reale origine proprio nell’ “eccidio di Roccagorga, tipicamente “meridionale”, e che si trattava di opporsi alla politica tradizionale di Giolitti, ma anche di tutti gli altri partiti, di passare immediatamente per le armi i contadini meridionali che elevassero anche una protesta pacifica contro il malgoverno e le cattive Amministrazioni di tutti i governi”.
Ai fatti del gennaio 1913 è dedicato il libro di Eleonora Piccaro, L’Eccidio di Roccagorga, pubblicato da Atlantide editore, dove l’autrice ricostruisce gli eventi e i profili dei protagonisti attraverso i documenti degli archivi giudiziari, della polizia e della stampa dell’epoca. Nata a Firenze nel 1979 Eleonora Piccaro ha vissuto a Roccagorga fino a qualche anno fa, quando si è trasferita a Latina. Da sempre impegnata nel sociale e nell’associazionismo, lavora al CESV (centro servizi per il volontariato), laureata in sociologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha discusso la tesi di laurea in storia contemporanea proprio sull’eccidio di Roccagorga.