Cedere casa, in nome del risparmio, ma restarci spendendoci ancor più per l’affitto. E per giunta mettendo a repentaglio l’immobile che era a garanzia per altri. Gli altri sono i lavoratori italiani. Lo scellerato proprietario è lo Stato, nientedimeno che il Fisco, il presunto custode della legalità tributaria, dei conti pubblici e non solo. I privati sono soggetti dediti al business finanziario, edilizio e persino dell’azzardo.
CON LA SCUSA DEI RISPARMI…
Parliamo del quartier generale degli Uffici Ced, il centro elaborazione dati, dei Dipartimenti delle Finanza e del Tesoro per il centro Italia. È il posto dove finiscono tutte le nostre dichiarazioni dei redditi. Una importantissima sede del Ministero dell’Economia a Latina, in viale Pier Luigi Nervi n. 270, che ospita pure la Ragioneria territoriale dello Stato. Ebbene, questo strategico immobile era prima di proprietà dello Stato, che ora invece ci si ritrova come ‘inquilino’, dopo averlo ceduto per fare cassa al fine di abbattere l’imponente debito pubblico. Certe operazioni, purtroppo, sono di solito collegate alla cosiddetta finanza creativa, quella che ha quasi distrutto l’economia mondiale coi titoli finanziari tossici (i famigerati ‘derivati’). Nel 2004 l’immobile fu ceduto dal Ministero dell’Economia al prezzo di circa 7,5 milioni di euro. L’ulteriore assurdità è che finora non solo si è disfatto di un prezioso pezzo di patrimonio pubblico di ben 14.500 metri quadrati, ma non si vedono i presunti risparmi che motivarono la cessione. L’affitto costa al Tesoro, e quindi ai cittadini, oltre 715mila euro l’anno. Quindi ad oggi lo Stato, cioè noi tutti, abbiamo speso oltre 7 milioni e 800mila euro in affitti, vale a dire più di quanto il Ministero incassò dalla cessione 11 anni fa. E meno male che si tratta dei ‘cervelloni’ della contabilità statale. Senza dimenticare che il patrimonio statale dovrebbe servire anche a garantire le pensioni degli italiani: se dovessero mancare i soldi per pagarle, si vende quello e si fanno campare i pensionati.
CHI C’È DIETRO?
Dal 2004 dunque il proprietario dell’immobile in discorso si chiama Fondo immobiliare Beta e le cifre qui indicate si trovano nelle sue relazioni semestrali. Quest’ultimo è stato costituito dalla società IDeA FIMIT SGR attraverso il conferimento di immobili dell’INPDAP, l’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici recentemente confluito nell’INPS. Gli azionisti di IDeA FIMIT sono il gruppo De Agostini (editoria, costruzioni, ‘gioco’ d’azzardo e finanza) che ha una quota del 64,3%, l’Enasarco (Ente nazionale per l’assistenza degli agenti e i rappresentanti di commercio) con il 6% e l’Inps (Ente nazionale di previdenza sociale) con il 29,7% delle azioni. Tra i loro affari, c’è anche la stratosferica cementificazione di uno degli ultimi pezzi di Agro romano presso il Parco dell’Appia Antica e la zona del Divino Amore, attraverso la controllata Ecovillage Tre Srl: un nuovo paese per circa 15mila abitanti, su 50 ettari di terreno pieno di vincoli agricoli, paesaggistici, archeologici in aree classificate ad alto rischio idrogeologico. Per non parlare dello strano iter seguito per il progetto: un accordo programmatico-politico tra l’ex governatore Renata Polverini e l’ex sindaco di Marino Adriano Palozzi, poi ‘calato’ in Consiglio comunale con il placet trasversale dei politici della Regione.
LO STATO “OSPITE”
La società di gestione del risparmio IDeA FIMIT, specializzata proprio nei fondi comuni di investimento immobiliare, gestisce edifici in gran parte ceduti da enti pubblici per fare cassa: tra questi ci sono anche l’INPS e l’Enasarco. Ha in mano oltre il 22,5% del mercato nazionale superiore e un portafoglio di 9 miliardi di euro. Fino al giorno del suo arresto per la truffa sanitaria, nel CdA della GTech – ex Lottomatica, appartenuta al gruppo De Agostini che guida IDeA FIMIT, sedeva Antonio Mastrapasqua, “mister 25 poltrone”, espertissimo di finanza creativa, già Presidente dell’INPS e Vicepresidente esecutivo di Equitalia. Quello stesso Inps socio di IDeA FIMIT. Quale sia il vantaggio finale che le casse pubbliche dovrebbero ottenere da queste operazioni è tutt’altro che chiaro.
A circa 400 metri dall’edificio ceduto dal Ministero dell’Economia alla IDeA FIMIT a Latina, c’è l’ex Icos, un immobile acquistato nel 2003 dal Comune di Latina, per 2,5 milioni di euro. L’acquisto è avvenuto attraverso una stranissima asta fallimentare, dove si era presentato un acquirente privato che aveva rilanciato l’offerta fino al limite massimo che la Giunta Comunale aveva già deliberato di spendere. L’idea, patrocinata dall’allora Provveditore Regionale alle Opere Pubbliche Angelo Balducci (quello della “cricca del G8” per intenderci) era di farne la sede della Guardia di Finanza, in modo da liberare Palazzo M, per destinarlo a sede universitaria. Sull’intera vicenda era stata aperta un’inchiesta che è terminata lo scorso anno in un nulla di fatto per intervenuta prescrizione del reato: in quasi 10 anni non si è riusciti neanche ad arrivare alla sentenza di primo grado.