“L’omicidio è maturato a seguito di una lite tra vicini di casa avvenuta verso la mezzanotte in via dei Volsci – spiegano i militari – Il diverbio tra il cittadino albanese e il commercialista, avvenuto alla presenza di due amici di questi, è sfociato in un accoltellamento che ha determinato la morte pressoché immediata dell’uomo.
In particolare, secondo la ricostruzione della polizia giudiziaria, dopo la mezzanotte è arrivata una richiesta di intervento al numero unico per l’emergenza 112 in cui si riferiva di una violenta lite verbale degenerata tra vari soggetti in via dei Volsci. Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Velletri e i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Velletri, unitamente arrivati sul posto, udivano urla provenire dal vano ascensore rimasto bloccato all’altezza del secondo piano. Dopo vari tentativi e manovre con l’ausilio di personale dei Vigili del Fuoco si riuscivano a liberare gli occupanti, ovvero due ragazzi di Velletri di 35 e 26 anni, mentre un terzo era riverso in una pozza di sangue, privo di coscienza, sul pavimento dell’ ascensore. Immediatamente soccorso da personale del 118 veniva trasportato al locale pronto soccorso dell’ ospedale civile di Velletri dove decedeva poco dopo”.
“Dagli elementi raccolti sul posto si veniva a conoscenza che nell’appartamento posto al quarto piano del palazzo, adibito a studio di commercialista, i tre giovani si sarebbero trattenuti oltre l’orario di lavoro arrecando disturbo ai vicini. Per questo L.P., fornaio albanese da molto tempo residente a Velletri, che stava riposando insieme alla sua famiglia in un appartamento accanto, si sarebbe alzato infastidito, dirigendosi verso la porta del vicino per chiedere spiegazioni. Ma questo sarebbe bastato a generare una violenta lite tra lui e il commercialista, con spintoni e insulti. Immediate ricerche, da parte degli operanti, consentivano il rintraccio, a circa 500 metri dal luogo dell’accaduto, del presunto autore dell’omicidio, rinvenendo altresì in un tombino ubicato sulla medesima via, a breve distanza dal luogo del fatto, l’arma del delitto, un coltello da cucina con una lama della lunghezza di circa 20 cm”. L’arrestato, dopo un lungo interrogatorio condotto alle prime ore del mattino personalmente dal sostituto Procuratore della Repubblica, Giuseppina Corinaldesi, avrebbe ammesso le proprie responsabilità. La giovane vittima sarebbe deceduta a causa delle ferite di arma da taglio all’altezza del torace, ma il magistrato ha già disposto l’autopsia. L’arrestato, espletate le formalità rito, è stato associato presso la Casa Circondariale di Velletri.
Infanzia ad Anzio per il Commercialista ucciso a Velletri, il ricordo di Campomizzi.
Ha vissuto ad Anzio fino a quando ha compiuto 10 anni Francesco Maria Pennacchi, 32enne commercialista di Velletri, è stato ucciso nel suo studio in via dei Volsci dopo una violenta lite con un fornaio albanese, Lorenc Prifti di 43 anni che abitava nello stesso palazzo dove la vittima aveva il proprio ufficio. “Asilo ed elementari comunione con mio figlio – racconta commosso e addolorato Pierluigi Campomizzi, coordinatore provinciale di Noi con Salvini ed ex vicino di casa di Francesco Maria Pennacchi – abitava al fabbricato adiacente al nostro, spesso era a casa mia per giocare o studiare, nessuno ci vuole credere ma purtroppo è successo… ciao Francesco”. Campomizzi ha poi diffuso un comunicato stampa sull’assurda vicenda. “La tragedia accaduta la scorsa notte a Velletri in via dei Volsci, in cui ha perso la vita Francesco Maria Pennacchi, commercialista di 32 anni, ucciso a coltellate all’addome dopo una violenta lite da un fornaio albanese, Lorenc Prifti, è la prova inconfutabile che ormai viviamo in un Paese che è terra di nessuno. Se una persona arriva ad ammazzare un uomo perché sta facendo un party tra amici in casa propria significa che siamo al collasso, che si può ammazzare in libertà in un’Italia che è il paese dei balocchi per gli assassini”. “Questa tragedia ci colpisce tutti e procura una ferita che sarà inguaribile per le persone vicine e che hanno conosciuto Francesco – aggiunge Campomizzi – E così ci ritroviamo, purtroppo ancora una volta, a dover chiedere a gran voce la certezza della pena affinché chi commette delitti di questo genere possa marcire in galera come accade in tutti i paesi del mondo, ma non in un’Italia ormai terra di nessuno, dove si può anche uccidere e andarsene a passeggio a stretto giro”.