RISPARMIAMO SOLDI E SALUTE
Il cantiere non è mai stato davvero avviato. Senza la proroga di questa autorizzazione ora in scadenza, il consorzio proponente Co.E.Ma., formato da Gruppo Cerroni, Acea ed Ama, non potrà nemmeno chiedere al Ministero per lo Sviluppo Economico il mezzo miliardo di sussidi pubblici CIP/6 promessi dall’ex Ministro Scajola nel giugno 2009. Fondi nati per sostenere le fonti energetiche davvero verdi come il sole, l’acqua ed il vento, non certo destinati al barbaro incenerimento dei rifiuti. È la fine di una vicenda segnata da 8 lunghi anni di cortei, battaglie legali e mediatiche. Un agone a tutela della salute, della sana economia, dell’ambiente e per una gestione saggia dei rifiuti in cui il giornale il Caffè si è molto esposto, affrontando anche pressioni di vario genere. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ed il suo Assessore delegato ai rifiuti, Michele Civita, almeno in questo caso hanno rispettato gli impegni presi coi cittadini.
ALTRI ECOMOSTRI IN VISTA
L’inceneritore più grande d’Europa sarebbe dovuto sorgere presso la discarica di Cecchina di Albano, al confine coi Comuni di Ardea e Pomezia, divenuta da maggio 2014 l’epicentro dello storico processo “Cerroni”, che vede alla sbarra il capo del gruppo, Manlio Cerroni e alcuni suoi fedelissimi, come Bruno Landi, uomo chiave nella gestione dei rifiuti a Latina e provincia.
I magistrati contestano a vario titolo al Gruppo Cerroni e ai due predecessori di Flaminia Tosini, gli ex Dirigenti Luca Fegatelli e Raniero De Filippis: associazione a delinquere, truffa aggravata, falso ideologico, traffico e interramento illegale di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, sovrafatturazione e reati ambientali. Nulla di preciso si sa, invece, sulle richieste di “solo” ampliamento di altri due inceneritori regionali già costruiti da tempo, e pendenti sempre presso l’Area Rifiuti della Regione Lazio. Quello in funzione a San Vittore, in provincia di Frosinone e a 70 km da Latina: vogliono costruirci accanto un ulteriore inceneritore. L’altro sito candidato all’ampliamento si trova nella discarica romana di Malagrotta, acceso per un brevissimo periodo ma poi spento nell’autunno del 2010 e mai più riavviato. In passato, è stato travolto da una lunga serie di vicende giudiziarie, tra sequestri e processi. Lì è stata richiesta la costruzione di un altro inceneritore. La Regione Lazio si è mostrata a più riprese “disponibile” all’ampliamento di entrambi gli eco-mostri. Questi impianti “brucia-monnezza” possono ricevere non il tal quale, ovvero i rifiuti indifferenziati messi nei cassonetti, ma solo carta, plastica, legno, il cosiddetto C.D.R., o Combustibile Derivato dai Rifiuti. Materie prime riciclabili in impianti industriali a freddo, senza rischi per salute e ambiente. In Italia sono ora presenti 42 inceneritori. Varie ricerche scientifiche dimostrano che hanno inquinato e danneggiato la salute umana. Ma il governo rifilarne altri 19 in varie regioni.