Ad oggi risulta molto improbabile che la designazione del liquidatore possa avvenire con un accordo delle parti. Infatti, è stata proprio la nuova amministrazione guidata dal Commissario straordinario Giacomo Barbato, fin dal suo insediamento, a volerci veder chiaro in tutta la vicenda.
Una volta prorogata di un anno e mezzo la scadenza statutaria della società prevista per il 31 dicembre prossimo, al fine di assicurare la continuità gestionale del servizio, con un altro atto ha affidato ad una società contabile esterna la revisione del contenzioso in corso tra la stessa Latina Ambiente e il suo “cliente più importante”, che guarda caso è anche il suo azionista di maggioranza. Una mossa che probabilmente è risultata alquanto sgradita ed irriverente al socio privato, abituato in tutti questi anni a ben altri atteggiamenti da parte del socio pubblico.
- GIRI DI NOMI E SOLDI
La cronaca ci dice che le dimissioni in blocco dal CdA dei rappresentanti della famiglia Colucci, contestuali a quelle del Presidente nominato dall’ex Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, sono avvenute dopo le decisioni di Barbato. Dimissioni che hanno portato il presidente del Collegio Sindacale Bernardino Quattrociocchi alla gestione della società. Nelle decisioni del Commissario comunque era evidentemente già comminata una sfiducia di fatto a quel CdA che per l’ennesima volta, con incartamenti e fatturazioni che ora appaiono dubbie, aveva da poco approvato un bilancio con una nuova, pesante perdita di esercizio. Tale perdita avrebbe dovuto essere compensata, o con il saldo di quanto preteso dalla società nei confronti del Comune (circa 14 milioni di euro) o con una nuova ricapitalizzazione delle quote sociali. Ossia altri soldi da parte del Comune nelle casse della municipalizzata. Dato che l’ultima ricapitalizzazione c’era stata appena due anni fa è stato probabilmente per questo che Barbato e i suoi hanno voluto vederci chiaro.
- LANDI IL CAPO E IL NODO ECOAMBIENTE
Sempre per la cronaca, fu in quell’occasione che su indicazione del socio privato venne nominato Amministratore Delegato della Latina Ambiente Bruno Landi, già ricoprente lo stesso ruolo nella Ecoambeinte Srl: il gestore della seconda discarica di Borgo Montello che vede tra i suoi soci, oltre al Comune di Latina e alla famiglia Colucci, anche l’ingombrante presenza del “supremo” Manlio Cerroni. Dunque, ora si gioca a carte scoperte e sarà proprio la questione Ecoambiente il nodo più duro da sciogliere per il liquidatore che verrà. Tentando in ogni modo di prolungare il più possibile il business legato allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati (nonostante le norme nazionali e comunitarie dicessero il contrario) circa sei anni fa la Ecoambiente ha comprato un terreno agricolo, adiacente alla sua discarica, per costruirvi un impianto per il Trattamento Meccanico-Biologico (TMB) dei rifiuti raccolti con i cassonetti stradali.
- LA LOBBY NON MOLLA
Sempre nel 2009 la stessa operazione è stata compiuta dalla Indeco Srl, il gestore dell’altra discarica di Borgo Montello (il sito comunque è unico), con l’acquisto di alcuni terreni agricoli comprati nel lontano 1989 da un referente incensurato del clan dei Casalesi. Attraverso un’apposita gara ad evidenza pubblica (così diceva il comunicato del Comune) la realizzazione e la gestione dell’impianto TMB di Ecoambiente era stata affidata tre anni fa ad una Associazione Temporanea d’Impresa formata proprio dalla Daneco dei Colucci e dalla Sorain Cecchini del gruppo Cerroni. Un affidamento che almeno teoricamente le norme comunitarie non consentirebbero. I bilanci della Latina Ambiente comunque oggi ci dicono che è la sua partecipata Ecoambiente e per essa ovviamente i soci privati, ad essere creditrice per una imponente cifra verso la controllante Latina Ambiente. Questa a sua volta dice di essere creditrice del suo controllore Comune di Latina per gli stessi motivi. È evidente quindi che con la scusa di far fronte a questi debiti, il gioco consiste nella cessione ai privati dell’intera quota societaria detenuta dal Comune in Ecoambiente attraverso Latina Ambiente. Il tutto perché queste due società avrebbero svolto dei servizi, soprattutto quelli della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, per il quali vigeva l’obbligo di arrivare al 65% della raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012, mentre ancora oggi si è sotto il 35%. Succedeva a Latina grazie all’assenza dei controlli.