Una minaccia che emerge solo oggi, a distanza di qualche mese da quando venne pronunciata, perché la magistratura pregò allora Buongiorno, che aveva subito sporto denuncia in questura, di non divulgare l’accaduto perché avrebbe potuto compromettere le indagini in corso. Indagini che hanno portato ieri all’arresto dello stesso Tuma e di altre 23 persone, tra cui due carabinieri e un poliziotto, implicati in una grossa organizzazione che gestiva traffici criminali a Latina e in via di espansione.
«Colpisce la modalità di quanto accaduto, in chiesa, tra la gente. Modalità che danno ancora più forza alla minaccia subita» commenta Vittorio Buongiorno, che ha subito sporto denuncia in questura, ma che ha dovuto tenere nascosto il fatto, dando l’impressione al Tuma di aver subito l’intimidazione e restando pericolosamente in solitudine senza poter creare quella rete di solidarietà che in questi casi è sempre importante. Di questa collaborazione magistratura e squadra mobile hanno pubblicamente dato atto al giornalista Buongiorno nel divulgare la notizia dell’operazione. Il tempo trascorso e l’arresto del responsabile per una serie di reati ora al vaglio del magistrato, non diminuiscono in ogni caso la gravità delle minacce, mai da sottovalutare.
L’Associazione Stampa Romana, sezione di Latina, in una nota esprime “solidarietà al collega Vittorio Buongiorno e alla sua famiglia e chiede alle autorità una attenta vigilanza per garantire sicurezza a chi ogni giorno lavora per informare i lettori con serietà e professionalità e non deve, per questo, mettere a rischio la propria vita”.