Il 15 febbraio 2013, Marcello Spaccatrosi venne sottoposto nella clinica di Pomezia a un intervento di videoparacolecistectomia e perse la vita il giorno successivo. I familiari della vittima presentarono un esposto e la Procura della Repubblica di Velletri aprì un’inchiesta, delegando le indagini ai carabinieri e a tre consulenti medico-legali. Il primo sospetto fu quello che, non avendo tenuto un punto metallico, all’apriliano fosse risultata fatale un’emorragia.
Concluse le indagini, secondo il sostituto procuratore Travaglini, quanto accaduto a Pomezia sarebbe stato un omicidio colposo, di cui sarebbero responsabili sette medici. Per gli inquirenti, due chirurghi di Roma e Pomezia, insieme a un anestesista pometino, nell’intervento di videolaparocolecistectomia non avrebbero riportato nella cartella clinica la difficile emostasi intraoperatoria, e la responsabile di Pomezia del laboratorio analisi non avrebbe fatto consegnare subito le analisi richieste, che evidenziavano un importante quadro anemico, facendole arrivare al reparto solo dopo la morte del paziente. Sempre secondo il sostituto Travaglini, il medico di guardia in chirurgia, di Latina, non avrebbe poi compiuto i necessari controlli diagnostici né richiesto analisi con urgenza e lo stesso avrebbe fatto il suo collega, originario di Roma. Il cardiologo di Latina, non avrebbe infine chiarito al chirurgo la situazione del 58enne. A decidere sarà il giudice Picca.