Ritiene che abbiano un senso seriamente economico oggi questi progetti? Dalle risposte non si capisce.
«Lo scenario di controllo sovrastimava la produzione dei rifiuti con una conseguente valutazione in eccesso di nuovi impianti – dice precisando che la bozza di decreto 3424 del 29 luglio è ferma a seguito dei ricorsi presentati da alcune Regioni e varie precisazioni e rammentando i meriti della Giunta Zingaretti -. In questo quadro mutato, e alla luce dei dati in possesso dalla Regione Lazio, l’’impianto di Albano, autorizzato e mai realizzato in questi anni, non serve, come dichiarato dallo stesso Nicola Zingaretti presso la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti.
Il senso economico di progetti importanti come gli inceneritori non può prescindere poi, aldilà delle immediate ricadute occupazionali, da una valutazione aggiornata e complessiva delle reali necessità dei territori. Inoltre non credo si possa fare a priori una stima sulle ricadute occupazionali: un ciclo dei rifiuti ben gestito e organizzato costituisce di fatto una ricchezza per il territorio sotto molti aspetti, non solo occupazionali».
Dati alla mano, con il costo di un lavoratore medio occupato in un inceneritore, se ne possono pagare tra gli 8 e i 10 nel porta a porta. Basta guardare, ad esempio, l’esperienza del Consorzio intercomunale Priula in Veneto, o Comuni come Sermoneta, Ariccia, Genzano…
Gli inceneritori, come le discariche, sono un emblematico esempio di attività ad alta intensità di capitali, energia e macchine. Al contrario, il ‘porta a porta’ ed il riciclaggio hanno alta intensità di lavoro, cioè occupano molte più persone.
Per la Festa de L’Unità del Pd di Latina, Rosa Giancola sottolinea giustissimamente “sviluppo sostenibile”, “cambio di mentalità”, “sfida culturale” per puntare sulle “risorse umane”. Ciò è stato espresso anche dai sindaci che hanno chiesto al presidente Zingaretti e all’assessore regionale delegato ai rifiuti Michele Civita di non autorizzare l’inceneritore di Albano Laziale.
L’ok definitivo spetta infatti alla Regione Lazio per questi tre altiforni da immondizia. Insomma, da Consigliere regionale, come vede la questione (porta a porta, inceneritori, maggiore occupazione attraverso nuove modalità di gestione dei rifiuti)?
Potrebbe impegnarsi per scongiurare nuovi inceneritori (che dietro si portano anche delle discariche) e favorire la differenziata ‘porta a porta’?
«Sviluppo sostenibile e sfida culturale sono le parole d’’ordine di tutta l’azione programmatica della Giunta Zingaretti», afferma la Consigliera, insieme ad altri concetti che però non ci fanno capire se lei li vuole o no questi inceneritori.
E sottolinea «le politiche attive per il lavoro» che «questa maggioranza ha abbracciato». Sul nuovo Piano rifiuti annunciato a dicembre 2103 dal presidente Zingaretti e dal suo delegato ai rifiuti, Michele Civita, l’On. Giancola dice che «entro il primo semestre del 2016 la Regione Lazio ha l’obiettivo, dopo un’attenta valutazione e studio dei dati aggiornati, il nuovo scenario di piano, in sostituzione di quello eliminato».
Scenario, dunque, non Piano.
Resta la politica passiva che ancora vede il Lazio e quasi tutti i suoi Comuni ben al disotto del 65% di differenziata che per legge bisognava raggiungere ovunque entro il dicembre 2012. La passività innanzi alle lobby che costringono a continuare a seppellire la maggior dei rifiuti senza differenziazione in inquietanti discariche come quella di Borgo Montello a Latinae e le inchieste penali.