Un personaggio che però non poteva e non può rivestire tale ruolo. «Agresti era ed è incompatibile con tale carica – spiega il consigliere regionale Fabrizio Santori, che stigmatizza la vicenda – in quanto è socio e legale rappresentante della Gesti – Var Srl che gestisce due cliniche private autorizzate, accreditate e operanti in convenzione con la Regione Lazio».
Fatto ignorato dal presidente del Lazio e dagli uffici regionali. Ma non dal responsabile anticorruzione interno all’Ipab Ss. Annunziata che ha segnalato la cosa all’Anac. Eppure lo stesso Zingaretti «appena tre mesi prima di nominare Agresti commissario dell’Ipab di Gaeta – sottolinea sbigottito Santori -, aveva firmato un decreto in cui c’è scritto: “vista la nota del legale rappresentante della Gesti-Var Srl, signor Giovanni Agresti”… Insomma, nonostante sapesse del conflitto di interessi, il presidente della Regione Lazio ha firmato la nomina di Giovanni Agresti a commissario straordinario dell’Ipab SS. Annunziata di Gaeta. Gravissimo anche il fatto che solo tre mesi prima, 17 novembre 2014, Nicola Zingaretti avesse firmato il provvedimento per l’accreditamento del presidio sanitario Borgo San Tommaso, gestito proprio dalla società amministrata da Giovanni Agresti».
Agresti aveva asserito ufficialmente in un’autodichiarazione che non sussistevano motivi di inconferibilità o incompatibilità che impedissero quell’incarico pubblico. «Continua senza pudore la nominopoli di Zingaretti ma questa volta è andata malissimo: il conflitto di interessi è stato fermato. La nomina di Agresti è solo la punta di un iceberg di un sistema marcio e vecchio. Chiedo che l’Autorità Nazionale Anticorruzione – affonda il consigliere Santori – intervenga di nuovo, vista la malafede, con un provvedimento esemplare, che leghi le mani a quei soggetti che, Zingaretti per primo, fanno orecchie da mercante». Al posto di Agresti, nuovo commissario dell’Ipab Ss. Annunziata è stata nominata l’avvocato Luciana Selmi. L’Ipab Ss. Annunziata è lo stesso del quale è stato presidente il dottor Raniero De Filippis, uno dei due ex potenti funzionari della Regione Lazio arrestati a gennaio 2014, insieme al re dell’immondizia Manlio Cerroni ed altri personaggi del settore nell’ambito della clamorosa inchiesta sui rifiuti condotta dalla Procura della Repubblica di Roma.