Un grande progetto rivoluzionario quello delle “case dei papà” separati, in via Scipione l’Africano a Latina. Peccato che sono stati spesi 200.000 euro di denaro pubblico per adeguare le abitazioni, e poi sono state occupate. La paradossale vicenda non è andata giù ai residenti della palazzina che hanno pronta una lettera, scritta dall’avvocato, da inviare al Commissario Prefettizio Giacomo Barbato, ai Servizi Sociali, al Prefetto di Latina Pierluigi Faloni, al Questore di Latina Giuseppe De Matteis, al Comandante Provinciale dei Carabinieri Giuseppe De Chiara e della Polizia Municipale di Latina Francesco Passaretti.
Tutto è iniziato nel mese di maggio, quando due dei tre appartamenti di proprietà del Comune di Latina sono stati abusivamente occupati. «Gli stessi – si legge nel testo della lettera – erano destinati ad uno scopo sociale ben definito ovvero al progetto “Casa dei papà” separati ed in difficoltà per il tramite di un bando pubblico, mai partito, nonostante siano stati investiti circa 200.000 euro di denaro pubblico per il relativo arredamento e servizi connessi. È da sottolineare – si legge ancora nella lettera – come parte degli arredi (elettrodomestici, tv, ecc…) siano già stati oggetto di spoglio e sottrazione da parte degli stessi». Nella lettera, poi, viene fuori una questione molto strana. «Circostanza ancora più grave, appare quella che la prima occupazione sia stata effettuata da una signora che sembrerebbe essere figlia di una dipendente comunale, la quale si sarebbe insediata addirittura senza nessuna evidenza di scasso, al contrario della seconda occupazione eseguita in orario notturno tramite la rottura di un vetro da parte di una famiglia rom del capoluogo» composta da un padre di 18 anni, una madre di 16 incinta e con tre bambini a carico. Quel che sembra ai residenti, ancora non certificato, è che le case dei papà separati non siano altro che una messa in scena per poi far entrare nelle abitazioni i soliti “raccomandati”. Ad avvalorare quella che per ora non è altro che un’ipotesi, la lentezza delle operazioni di sgombero. Nonostante i condomini abbiano avuto la premura di avvisare immediatamente le autorità di cosa stava accadendo nella palazzina dove abitavano, ad oltre due mesi di distanza niente si è mosso. «Nei giorni immediatamente successivi alle occupazioni abusive, per il tramite dei Servizi Sociali, sono stati informati dei fatti anche la segreteria dell’allora Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi e il Comando della Polizia Municipale che hanno rassicurato che avrebbero provveduto ad una liberazione degli appartamenti e all’allontanamento degli occupanti mediante azione esecutiva, con contestuale messa in sicurezza degli appartamenti. Ad oggi, pare che gli impegni siano disattesi» e, per colpa della lentezza delle operazioni quando un giorno saranno liberati sarà necessario impiegare nuovi soldi pubblici per l’acquisto dei mobili spariti e per riparare i segni di infrazione negli immobili. E non è tutto: «Alla luce di quanto accaduto, i residenti del condominio lamentano uno stato di profondo disagio e di grave insicurezza che affligge le loro famiglie ed in particolare i loro figli (molti dei quali bambini ancora in tenera età), oltre a patire la deturpazione del decoro condominiale». Non ci vuole molto per capire che questa situazione rende praticamente impossibile vendere o affittare gli immobili di loro proprietà: chi mai vorrebbe andare volontariamente a cacciarsi in una simile situazione? I residenti, dunque, chiedono ancora una volta lo sgombero degli appartamenti perché siano tutelati i loro interessi e quelli dell’intera comunità di Latina, dal momento che per destinare quegli appartamenti ai papà separati in difficoltà sono stati impiegati fondi comunali.
Tutto è iniziato nel mese di maggio, quando due dei tre appartamenti di proprietà del Comune di Latina sono stati abusivamente occupati. «Gli stessi – si legge nel testo della lettera – erano destinati ad uno scopo sociale ben definito ovvero al progetto “Casa dei papà” separati ed in difficoltà per il tramite di un bando pubblico, mai partito, nonostante siano stati investiti circa 200.000 euro di denaro pubblico per il relativo arredamento e servizi connessi. È da sottolineare – si legge ancora nella lettera – come parte degli arredi (elettrodomestici, tv, ecc…) siano già stati oggetto di spoglio e sottrazione da parte degli stessi». Nella lettera, poi, viene fuori una questione molto strana. «Circostanza ancora più grave, appare quella che la prima occupazione sia stata effettuata da una signora che sembrerebbe essere figlia di una dipendente comunale, la quale si sarebbe insediata addirittura senza nessuna evidenza di scasso, al contrario della seconda occupazione eseguita in orario notturno tramite la rottura di un vetro da parte di una famiglia rom del capoluogo» composta da un padre di 18 anni, una madre di 16 incinta e con tre bambini a carico. Quel che sembra ai residenti, ancora non certificato, è che le case dei papà separati non siano altro che una messa in scena per poi far entrare nelle abitazioni i soliti “raccomandati”. Ad avvalorare quella che per ora non è altro che un’ipotesi, la lentezza delle operazioni di sgombero. Nonostante i condomini abbiano avuto la premura di avvisare immediatamente le autorità di cosa stava accadendo nella palazzina dove abitavano, ad oltre due mesi di distanza niente si è mosso. «Nei giorni immediatamente successivi alle occupazioni abusive, per il tramite dei Servizi Sociali, sono stati informati dei fatti anche la segreteria dell’allora Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi e il Comando della Polizia Municipale che hanno rassicurato che avrebbero provveduto ad una liberazione degli appartamenti e all’allontanamento degli occupanti mediante azione esecutiva, con contestuale messa in sicurezza degli appartamenti. Ad oggi, pare che gli impegni siano disattesi» e, per colpa della lentezza delle operazioni quando un giorno saranno liberati sarà necessario impiegare nuovi soldi pubblici per l’acquisto dei mobili spariti e per riparare i segni di infrazione negli immobili. E non è tutto: «Alla luce di quanto accaduto, i residenti del condominio lamentano uno stato di profondo disagio e di grave insicurezza che affligge le loro famiglie ed in particolare i loro figli (molti dei quali bambini ancora in tenera età), oltre a patire la deturpazione del decoro condominiale». Non ci vuole molto per capire che questa situazione rende praticamente impossibile vendere o affittare gli immobili di loro proprietà: chi mai vorrebbe andare volontariamente a cacciarsi in una simile situazione? I residenti, dunque, chiedono ancora una volta lo sgombero degli appartamenti perché siano tutelati i loro interessi e quelli dell’intera comunità di Latina, dal momento che per destinare quegli appartamenti ai papà separati in difficoltà sono stati impiegati fondi comunali.
30/07/2015