Un figlio di 13 anni cerebroleso, e nessun aiuto da parte del Comune della città in cui vive: Pomezia. È la storia di una mamma che chiede di essere ascoltata e che i diritti suoi e del figlio disabile non continuino ad essere lesi. «La situazione è grave – spiega a Il Caffè – e non è solo mio figlio ad essere in questa situazione. Purtroppo nella città di Pomezia (come in tutte le altre città) ci sono tanti altre famiglie che lottano tutti i giorni con un problema simile». Ma, a differenza delle altre città, «nel Comune di Pomezia non c’è un centro per questi ragazzi e mio figlio è costretto a farsi un viaggio lunghissimo in pullman per recarsi a Roma». Tra l’altro, l’assistenza domiciliare è interamente a carico della famiglia ed il 13enne in questione ne ha bisogno in ogni momento perché non cammina, non parla ed è gravato da molti problemi conseguenti. Come può una mamma lavoratrice con una condizione particolare alle spalle permettersi l’assistenza domiciliare 24 ore su 24?
Non da meno la questione della farmacia di Pomezia a rischio chiusura, che costringerebbe la donna a recarsi nella lontana Ariccia per usufruire dei farmaci necessari.
«Il Sindaco Fabio Fucci – conclude la mamma con il cuore in mano – oltre a curare le piante e zappare la terra dovrebbe pensare anche a noi. Non è facile andare avanti tutti i giorni in queste condizioni».
Non da meno la questione della farmacia di Pomezia a rischio chiusura, che costringerebbe la donna a recarsi nella lontana Ariccia per usufruire dei farmaci necessari.
«Il Sindaco Fabio Fucci – conclude la mamma con il cuore in mano – oltre a curare le piante e zappare la terra dovrebbe pensare anche a noi. Non è facile andare avanti tutti i giorni in queste condizioni».
12/05/2015