La Fa.Ce. ha presentato il progetto per la struttura turistico-alberghiera in base al Patto territoriale delle colline romane, secondo l’avviso pubblico del settembre 2005, che prevedeva una variante urbanistica da parte del Comune di Velletri. Non riuscendo a ottenere l’adozione dello strumento urbanistico, la società si è rivolta ai giudici amministrativi, ottenendo appunto ordinanze e sentenze favorevoli, tra il 2010 e il 2013. Ignorando però l’amministrazione anche quanto stabilito dal Tar, è stato nominato un commissario ad acta sostitutivo, senza che comunque si sia ancora sbloccata la situazione.
“L’amministrazione comunale di Velletri – hanno sostenuto i due senatori leghisti – nel corso dei sette anni di ingiustificato silenzio, ha comunque adottato altre varianti urbanistiche ai sensi del Patto territoriale delle colline romane, che consente varianti urbanistiche da una qualsiasi zona originaria ad altro tipo di zona, per favorire lo sviluppo del settore edilizio, turistico, occupazionale e delle piccole e medie imprese. Il progetto presentato dalla società Fa.Ce. ha ottenuto l’approvazione nel 2006 del Tavolo di concertazione regionale, nel 2007 del commissario prefettizio, all’epoca insediato nel Comune di Velletri con i poteri del consiglio comunale, nel 2009 dell’attuale assessore all’edilizia privata e urbanistica del Comune di Velletri in una Conferenza dei servizi svolta nella sede della Provincia di Roma, nel 2013 del commissario ad acta con i poteri del consiglio comunale di Velletri, ma ad oggi non si è ancora provveduto ad effettuare la variante urbanistica necessaria alla realizzazione del progetto”. Ai due ministri è stato così chiesto un intervento per “sanare la grave ingiustizia perpetrata per anni ai danni della società Fa.Ce., attivandosi perché sia adottata la variante urbanistica necessaria alla realizzazione del progetto”.