La relativa unità operativa è l’unica presente in tutta la ASL, copre un territorio di oltre 500mila abitanti e garantisce circa 800 trattamenti l’anno. Ma con l’attuale strumentazione, spiegano alcuni operatori in via confidenziale, la struttura non riesce a soddisfare tutte le richieste di trattamento radioterapico né a garantire il livello di prestazioni previsto dalla normativa. Ma la presunta soluzione nn convince, per due fondamentali anomalie.
TECNOLOGIA SUPERATA…
La prima anomalia che si evidenzia sta nel fatto che questa apparecchiatura risulta sorpassata perché oggi esistono sul mercato acceleratori lineari a doppia energia, cioè in grado di produrre sia fasci di elettroni che di fotoni con due diverse energie di radiazione, mentre gli acceleratori “mono energia” producono solo fasci di fotoni. La differenza non è da poco, ci spiegano esperti del settore, perché le radioterapie con gli elettroni sono particolarmente indicate per i tumori della pelle. Nell’area pontina, infatti, i carcinomi rappresentano una percentuale consistente di tutti i tumori in quanto c’è molta popolazione poco abituata a persistenti esposizioni al sole (fattore principale che determina la malattia).
… MA MOLTO ESOSA
La seconda anomalia sta nel costo preventivato dalla nostra amministrazione sanitaria: come termine di paragone prendiamo la ASL di Bologna dove è in corso un bando per un acceleratore lineare a doppia energia per un importo di 1,4 milioni (IVA esclusa). La motivazione addotta dalla Regione Lazio per l’impegno di spesa assunto (2,3 milioni di euro) sta nel fatto che solo l’apparecchiatura “mono energia” può entrare nel bunker già esistente, mentre quella a doppia energia ha dimensioni maggiori. Questione di spazi ridotti, dunque, avrebbero costretto a comprare il macchinario meno aggiornato.
PAGARE DI PIÙ PER AVERE MENO
Ma, a quanto ci risulta, le ditte fornitrici in lizza per la fornitura (le solite due) dopo i sopralluoghi effettuati, non hanno posto limitazioni in tal senso. Infatti nella ASL di Terni, con un impegno di spesa inferiore di 100mila euro rispetto al caso specifico, hanno recentemente fatto rientrare sia l’acquisto dell’ultimo tipo di acceleratore che la realizzazione del nuovo bunker. In sostanza la cifra stanziata appare sproporzionata rispetto al bene da acquistare e si ha la sensazione che stiamo per l’ennesima volta pagando di più per avere di meno rispetto agli altri cittadini italiani. Noi per primi, come semplici cittadini, speriamo di essere smentiti (con i fatti, non a parole) dagli interessati. Qualcuno dice che il nuovo (vecchio) macchinario è stato già comprato, ma non è installato medici e pazienti non ne hanno visto nemmeno l’ombra.