DENUNCIA TERREMOTO
Scarsa trasparenza, favoritismi, sprechi, controlli fantasma, piccoli clan tra associazioni “amiche” e altre boicottate, rimborsi e spese pagate senza verifiche, mezzi usati per scopi diversi da quelli per cui vengono dati e acquisiti. Questo il presunto scandalo su cui punta il dito il Consigliere regionale Fabrizio Santori. Non un semplice annuncio o il solito esposto che dice cose, senza esporsi in prima persona con una denuncia penale vera e propria.
L’aveva annunciato e l’ha fatto: il 3 marzo l’ha protocollata presso le due Procure, quella penale e quella contabile. Vicende e accuse sono certo tutte da verificare, ma la questione è pesante, visto che riguarda un settore strategico per la sicurezza dei territori e delle popolazioni. Settore nel quale opera un esercito di persone in gamba e serie. Nelle cui fila, però, ci sarebbe qualche pecora nera o qualche gregge intero furbetto e potrebbero scoppiare diversi bubboni, se è vero ciò che denuncia il Consigliere Santori. Il suo dossier è frutto di segnalazioni dall’interno, ossia da vari operatori della Protezione Civile laziale stanchi di subire presunte ingiustizie, vessazioni e di vedere messa a rischio l’operatività e l’efficacia della macchina degli interventi.
SISTEMA ‘OPACO’
Ecco in sintesi cosa dice la denuncia: oltre 6 milioni e 773mila euro dati dalla Regione Lazio, tra il 2011 e il 2013, «senza bando o criterio oggettivo, in assenza di qualunque criterio di trasparenza, senza tener conto delle peculiarità territoriale ma soprattutto, in molti casi, senza alcun obbligo di rendicontazione puntuale in capo alle associazioni». In effetti, secondo quanto riportato nella denuncia, Santori ha dovuto sudare e bussare non poco per ottenere certi documenti presso gli uffici della Regione, ricorrendo, per sapere avere informazioni, anche a controlli incrociati nei quali «venivano riscontrate numerose omissioni di documenti ed atti».
Singolare, poi, quando si è sentito rispondere dal Direttore della Sala operativa che per mero errore materiale non erano state inviate 13 determinazioni relative all’erogazione di ben un milione e 157mila euro e altre 3 su fornitura e potenziamento attrezzatura e mezzi.
Se alcuni ricevevano soldi e altre risorse senza tante finezze burocratiche, «molte associazioni, pur ricomprese nelle determinazioni di affidamento dei fondi, a distanza di anni non hanno mai ricevuto le somme impegnate. Alle stesse non è mai stata fornita alcuna spiegazione. Molte associazioni lamentano un sistema che ostacolerebbe l’iscrizione delle stesse nell’elenco regionale per il regolare accreditamento».
FAVORITISMI, DOVE SONO I CONTROLLI?
Mentre nei confronti di chi riceve «non esiste alcun controllo esercitato dalla Regione Lazio – denunica Santori – in merito all’utilizzo in via esclusiva dei mezzi ed automezzi concessi all’associazioni di Protezione Civile per i soli usi e fini delle stesse, con esplicito divieto all’uso promiscuo ovvero a livello privato o addirittura per aziende private. Non esiste altresì alcun controllo, nemmeno formale, in merito al chilometraggio effettuato dai predetti mezzi, posto che la Regione Lazio accetta nell’ambito della rendicontazione la voce “carburanti utilizzati”. Risultano essere stati avvistati dei mezzi di Protezione Civile in cantieri privati».
Il Consigliere parla anche di «un tentativo di ostacolare o escludere alcune associazioni di Protezione Civile che maggiormente lamentavano l’assenza di sostegno da parte della Regione Lazio e che denunciavano da tempo un sistema non trasparente per la ripartizione delle risorse». E quindi, «diverse associazioni non sono state mai attivate né coinvolte dalla sala operativa regionale», spiega il denunciante.
SICUREZZA BALLERINA
Massima stima, ripetiamo, a chi si prodiga nell’associazionismo della Protezione Civile e ai bravi funzionari che senz’altro sono la maggioranza. Ma nel contesto descritto dalla denuncia emergerebbero anche possibili falle nella macchina degli interventi e dei soccorsi. Nel servizio AIB (anticendio boschi aereo), afferma il Consigliere Santori, «sulla base di una ricerca fatta da un ispettore Enac e da un avvocato, sarebbe emerso del materiale comprovante gravi violazioni delle regole dell’aria e dell’appalto». Un appalto AIB della Regione «sarebbe stato redatto su misura» per una certa società elicotteristica «e firmato dal Dott. Fegatelli nel 2009». Fegatelli, per la cronaca, è l’ex dirigente regionale arrestato a gennaio 2014 nell’àmbito della scandalo rifiuti “Cerronopoli”. Ci sono poi il caso della base per elisoccorso pizzicata con l’equipaggio del servizio antincendio assente ingiustificato o quello dell’elicottero usato per altre attività anziché per spegnere roghi.
E la distribuzione di kit antincendio boschivo per la sicurezza personale dati senza tenere conto dell’effettivo numero degli operatori?
Più in generale, diverse associazioni disponibili 24 ore su 24 in tutto il territorio del Lazio con tanto di convenzione ufficiale, non sarebbero in realtà mai state attivate né coinvolte dalla Sala operativa regionale. Come mai? In qualche nubifragio, si racconta nella querela, invece di attivare chi aveva mezzi ad hoc, attrezzature idonee e idropompe e aveva sede vicino alle aree colpite, hanno chiamato altre associazioni non solo più lontane ma persino sprovviste di pompe idrovore necessarie a prosciugare i siti allagati! Tra i tormentoni dei politici c’è la sicurezza. Ebbene, in mano a chi sta e come viene gestita la delicata macchina dei soccorsi nel Lazio?