Questo, è il quadro inquietante che emerge dalle circa 600 pagine dell’ordinanza n. 220 della Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per il Lazio, pubblicata lo scorso dicembre.
I magistrati contabili hanno svolto una approfondita analisi sulle politiche della Sanità del Lazio che completa, a livello locale, il quadro di indagini nazionali svolte invece dalle Sezioni Riunite della Corte dei Conti nel “Referto Annuale al Parlamento”.
I CONTI NON TORNANO!
La gestione del Sistema Sanitario Regionale – secondo i giudici Rosario Scalia, Bruno Lomazzi, Aurelio Cristallo e Maria De Franciscis – sarebbe stata caratterizzata negli ultimi anni da “una situazione di diffusa irregolarità contabile; da un non corretto ed efficace uso delle risorse, delle strutture e del personale; e da un elevato rischio di permanente squilibrio di bilancio”. Si tratta, scrivono ancora, di “carenze che compromettono l’equilibrio stesso economico-patrimoniale delle istituzioni sanitarie regionali”. Criticità che “derivano da una mancata assunzione di decisioni di natura organizzativa.” Per di più, è stato “accertato – chiariscono infine i magistrati – il mancato rispetto degli obiettivi di contenimento e di proficuità della spesa.” Con gli Enti pubblici nazionali, regionali, provinciali e locali, deputati al controllo, che spesso stanno solo a guardare.
RISCHIO DEFAULT SANITARIO
Eppure, la Regione Lazio è gravata da un buco nel bilancio sanitario che sfiora i 12 miliardi di euro, cifra addirittura superata nell’ottobre 2012. Una vera e propria voragine che rischia di far sprofondare in default l’intera regione. Per questo, a marzo 2013 il Consiglio dei ministri ha nominato il neo-eletto Presidente del mini-parlamento regionale, Nicola Zingaretti, Commissario Straordinario per la prosecuzione del Piano di Rientro dal Disavanzo Sanitario, in corso ininterrottamente dal 2007.
TAGLIA E CUCI!
La parola d’ordine, quindi, è una sola: tagliare. A volte indiscriminatamente: nei confronti del personale impiegato, soprattutto a tempo determinato; sul numero di posti letto (salvo poi fare accordi con strutture private verso le quali “dirottare” i pazienti); ma anche e soprattutto a discapito della qualità generale dei servizi sanitari. Certo che a causa della crisi economica generale, le risorse destinate alla sanità regionale dalle leggi finanziarie nazionali sono diventate negli ultimi anni sempre meno. Per questo, il raggiungimento dell’obiettivo bilancio-zero per la Sanità del Lazio è divenuto ancora più difficile.
IL DISAVANZO TORNA A SALIRE
In ogni caso, il giudizio dei magistrati contabili è impietoso. Nel loro report 2013 sulla Regione Lazio ripercorrono dettagliatamente, anno per anno, la storia di un disastro annunciato del Sistema Sanitario Pubblico Regionale, che il Caffè racconta da anni, alla faccia dei vari Commissari che si sono susseguiti dal 2007 ad oggi: oltre 1,6 miliardi di euro di buco per la sola gestione 2007; oltre un miliardo e mezzo per il 2008, 1,4 miliardi per il 2009, quasi 1,2 l’anno seguente. Dal 2011, la musica inizia lentamente a cambiare: 774 milioni di euro circa di disavanzo per il 2011 che scendono a 720,5 nel 2012. Ma la cosa più inquietante è che il buco, anziché arretrare, ha poi ricominciato ad aumentare visto che stime accreditate per la gestione dell’anno 2014 o 2013 parlano di una voragine di 736,7 milioni di euro.
TASSE ALLE STELLE PER TAMPONARE
“In effetti – scrive ancora la Corte dei Conti – questa sezione regionale di controllo ha avuto modo di accertare che il disavanzo prodotto nella sanità del Lazio è stato coperto integralmente, almeno fino ad ora, dalle maggiori tasse gravanti sui cittadini e sulle imprese del Lazio (aumento dell’addizionale IRPEF e dell’IRAP)”. Basti pensare che il 20% della spesa annuale corrente per alimentare il sistema sanitario regionale, ovvero 1 miliardo e 600 milioni su oltre 13miliardi di euro pubblici totali, serve “solo” a ripianare i debiti delle passate gestioni amministrative: si tratta di soldi che sborsiamo noi cittadini con le tasse che paghiamo. Risultato: più tasse meno servizi alla salute.
REGIONE SORDA, COMUNI “SUDDITI”
“Inoltre – scrivono ancora i magistrati dei conti pubblici – anche per l’anno 2013 è persistito il mancato coinvolgimento da parte della Regione Lazio degli altri livelli di governo, a cominciare dai Comuni. Di ciò, sono segnali evidenti tutte quelle sollecitazioni nate sul territorio che sono rivolte a dare risposta diretta a esigenze localistiche”. Così, mentre la politica regionale e locale si prende tutto il tempo per decidere, i cittadini aspettano in coda al pronto soccorso, per una visita specialistica o un esame diagnostico.
Sono 12 le ASL territoriali della Regione Lazio, ripartite in 55 distretti sanitari, per un totale di 91 tra ospedali e presidi medici: “I diversi livelli di assistenza sanitaria – scrivono infine i magistrati – sono scarsamente integrati tra loro. Ne deriva una situazione di forte discontinuità del servizio”. Sarà difficile, per i nostri politici e amministratori, non solo mantenere i livelli di assistenza sanitaria attuali ma, addirittura, migliorarli, spendendo meno. Mission Impossible? Dovranno dircelo (e farlo) loro: in fondo, sono pagati per questo.
“‹Buone notizie
“‹1. Nel Lazio è stata attivata una nuova “rete sanitaria” contro il tumore alla mammella.
È articolata su 39 centri di screening, 36 strutture di diagnostica clinica e 15 centri di senologia dove saranno effettuati gli interventi chirurgici e di ricostruzione.
2. Si chiama salutelazio.it. È il nuovo portale internet regionale dedicato ai servizi on-line del Sistema Sanitario Pubblico.
Sul sito internet, già in funzione, sarà possibile in tempo reale chiedere referti e cartelle cliniche, prenotarsi al Recup o scoprire quali sono i pronto soccorsi e poliambulatori aperti, anche nei week-end.
3. Grazie al nuovo bilancio regionale, prevista maggiore sicurezza sanitaria sui cieli della Regione Lazio. In arrivo investimenti extra per potenziare l’elisoccorso diurno e notturno.