A differenza di quanto invece accade, per esempio, per le bilance di salumieri, macellai o fruttivendoli, oppure le pompe dei distributori di benzina. È questa, in buona sostanza, la tesi su cui si fonda la recente “Class Action”, una sorta di azione civile e collettiva di risarcimento giudiziario, presentata dall’Associazione Codici nei confronti dell’Enel.
FUNZIONANO MALE?
Alcuni apparecchi installati prima del 2007, addirittura, nemmeno visualizzano il consumo istantaneo, ossia quanti kilowattora vengono consumati in quel preciso momento. Da questa misurazione si può vedere, ad esempio, se l’assorbimento misurato dal contatore corrisponde a quello di casa nostra.
«Il sospetto più che fondato, considerando la valanga di lamentele provenienti da utenti di ogni parte d’Italia – ci racconta Luigi Gabriele, responsabile degli affari istituzionali dell’Associazione – è che molto spesso questi contatori funzionino male. Ci sono state segnalate difficoltà nel farli controllare e altre anomalie. Inoltre, tutti i modelli in circolazione non sono certificati e tarati da Enti Pubblici o terzi, al contrario di quanto previsto dalle norme U.E.. Per questo, abbiamo avviato una Class Action». In particolare, «i disagi indicati dai consumatori riguardano bollette dagli importi sproporzionati rispetto al reale consumo».
COME TUTELARSI?
La prima cosa da fare è controllare la presenza sul contatore del marchio CE, di Conformità Europea, per verificare che non sia contraffatto, esistono sul mercato un gran numero di falsi. Subito dopo, è necessario verificare che al lato del marchio “CE”, sulla destra, sia presente anche una “M” seguita dall’anno di produzione e dal numero di serie dell’apparecchio. Nel caso in cui l’apparecchio sia sprovvisto di questi tre marchi di certificazione, l’apparecchio può considerarsi “irregolare”, secondo le norme dell’Unione Europea, ed è possibile avviare nei confronti del fornitore di elettricità una azione giudiziaria di risarcimento civile che può essere portata avanti o da soli, con una apposita causa civile, o in gruppo, come sta facendo l’Associazione Codici. Si potrà così chiedere il rimborso degli ultimi 5 anni di bollette (si tratta del cosiddetto conguaglio). La legge non permette richieste risarcitorie per periodi di tempo più lunghi.
LA PAROLA PASSA ALL’ELETTRICISTA
Viceversa, se il contatore è in regola ma presenta comunque anomalie sospette sui consumi, come terza ipotesi sarà possibile chiamare un elettricista di fiducia per verificare che l’utilizzo istantaneo di energia elettrica indicata dal contatore corrisponda esattamente a quanto riportato da un amperometro, strumento utilizzato per misurare la corrente. La legge richiede una dimostrazione oggettiva e inequivocabile della fondatezza delle proprie pretese. Se si verificano differenze tra quanto riportato sul contatore e quanto indicato dall’amperometro, con la certificazione del proprio professionista di fiducia sarà possibile chiedere l’intervento “in contraddittorio” d’un tecnico dell’azienda elettrica. Anche in questo caso, con una causa civile singola o di gruppo sarà possibile chiedere il risarcimento delle bollette gonfiate. Per entrambe le ipotesi, sarà meglio inviare un esposto o comunque avvertire la Guardia di Finanza competente territorialmente.
UN’ANOMALIA TUTTA ITALIANA
Nonostante sia permesso dalla legge, resta l’anomalia, se così possiamo definirla, di apparecchiature che riguardano la fornitura di una “merce” indispensabile come l’energia elettrica e diffuse su larga scala che vengono messe in funzione senza certificazione o periodica taratura dell’Ufficio metrico della Camera di Commercio o un altro Ente indipendente, che garantiscano un funzionamento corretto nel corso del tempo.
E quindi fatture calcolate correttamente. Così, i cittadini ma pure le imprese e gli uffici pubblici sono costretti a fidarsi per forza dei propri fornitori privati di energia elettrica. Singolare che per l’immissione sul mercato di altre apparecchiature elettroniche, come le bilance che si trovano al supermercato, la legge imponga viceversa la prova di avvenuta certificazione e taratura.